Dopo aver colpito 22 Paesi dell’America Latina, il virus Zika, associato alla comparsa di gravi patologie nei neonati, ha raggiunto anche l’Italia: 4 casi di contagio sono stati segnalati nel nostro Paese, tutti in uomini che rientravano dal Brasile.
Ma pur trattandosi di un virus meno letale del temutissimo Ebola, la preoccupazione delle autorità sanitarie mondiali per il diffondersi di Zika aumenta: i primi tre casi di contagio sono stati infatti registrati anche in Gran Bretagna e due casi sarebbero stati segnalati in Spagna, mentre almeno due casi (di cui uno è un bimbo nato con microcefalia) sono stati rilevati negli Stati Uniti.
Gli epidemiologi tranquillizzano, sottolineando che questo virus, trasmesso attraverso le zanzare del genere Aedes, non è naturalmente presente in Europa e non vi sono evidenze di trasmissione da uomo a uomo. Il motivo per cui Zika sta però allarmando le autorità sanitarie, dai Centri statunitensi per la prevenzione e controllo delle malattie Cdc all’Organizzazione mondiale della sanità, è che sembra colpire in maniera grave i feti nel grembo di donne infettate: gli esperti indicano infatti un possibile legame del virus con la comparsa di gravi patologie nei neonati, come la microcefalia fetale che, caratterizzata da uno sviluppo minore del cranio, può determinare seri ritardi cognitivi e problemi alla vista e all’udito.
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Una minaccia, quella rappresentata da Zika, che non va dunque sottovalutata, come ammonisce anche la rivista scientifica Lancet, secondo cui il virus – scoperto per la prima volta nella foresta di Zika in Uganda nel 1947 – potrebbe diventare una emergenza sanitaria globale nel 2016. Anche perchè, al possibile legame del virus alle malformazioni fetali, si è aggiunta la possibilità, secondo ricercatori brasiliani, che l’infezione virale possa causare negli adulti la Sindrome di Guillaume-Barrè, in cui il sistema immunitario attacca i neuroni causando paralisi temporanee.
Al momento, non esiste una cura per l’infezione da virus Zika.