Un insegnante che dice ad un alunno “asino, sei un somaro” mette in atto un abuso di potere. A sostenerlo è stato il Gup del Tribunale di Catania, che ha disposto l’imputazione coatta a carico di un docente della scuola superiore di primo grado di Castel di Juduica (in provincia Catania), respingendo in tal modo la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura.
Questi i fatti, accaduti durante lo scorso anno scolastico. Il docente aveva posto alcune domande agli studenti, per poi passare alla correzione di quelle inesatte. Quando però uno degli studenti corretti si è opposto al suo rilevo, sostenendo di aver ragione, l’insegnante lo avrebbe apostrofato come “somaro”. Una volta tornato a casa, il ragazzo ha raccontato l’episodio ai genitori che l’indomani si è recata a scuola per avere adeguate spiegazioni sulla frase rivolta al giovane, reputata del tutta fuori luogo.
Il chiarimento, però, si è trasformato in un’accesa discussione, conclusa con reciproche denunce: dell’insegnante contro i genitori dell’alunno per ingiurie. E dei genitori contro l’insegnante per abuso di potere e ingiurie. Il Pubblico ministero di Catania ha però ritenuto che l’epiteto rivolto dal prof al ragazzo non configurasse reato. Tanto concludere l’indagine chiedendo l’archiviazione della accuse a carico dell’insegnante.
Ora però la sua posizione è cambiata: il difensore dei familiari dello studente, l’avvocato Alfio Pennisi, insoddisfatto del giudizio del Pm, è ricorso al Gup. Che ha espresso tutt’altra opinione. Ci sarebbero, in pratica, i presupposti per formulare l’imputazione nei confronti del docente. Il caso torna così ora in mano alla Procura. La categoria è avvisata.