Conviene ad un docente assumere impegnativi compiti aggiuntivi alla didattica visto che poi la metà dei compensi fanno in “fumo” tra fisco e trattenute varie? Conviene, soprattutto, ad un insegnanti avanti nella carriera che potendo godere di uno stipendio maggiore deve subire una tassazione maggiorata? A chiedere con forza un intervento al Governo, per abbattere le trattenute fiscali, è l’associazione Ancodis, che tutela gli interessi degli insegnanti collaboratori dei presidi.
Attraverso un appello pubblico, Ancodis sostiene che “lo Stato deve sostenere il lavoro “straordinario” con una significativa riduzione della tassazione fiscale per tutti i redditi derivanti dallo svolgimento di progetti approvati nel PTOF e dalle attività connesse al funzionamento organizzativo e didattico della scuola”.
Solo in questo modo, prosegue l’associazione, si darebbe finalmente “un segnale di riconoscimento e di gratitudine a coloro che hanno deciso di lavorare alla luce del sole contribuendo sia al miglioramento dell’offerta formativa della scuola che – cosa non secondaria – alle casse dello Stato e dell’INPS”.
L’associazione guidata dal siciliano Rosolino Cicero, che ha di recente promosso con Anief e Udir la proposta di dare al vicario del preside uno stipendio in più l’anno e l’esonero dalle lezioni se la scuola è in reggenza, pone l’esempio di docente che assume l’incarico di esperto per un progetto PON di 30 ore: ebbene, questo prof, “dopo quasi un anno riceve il suo onorario così ripartito: lordo 2.100 euro; ritenute previdenziali 144,80 euro; ritenute erariali 359,43 euro; oneri riflessi 517,50. Questo significa che applicando tutte queste ritenute, per un totale di 1.021,73 euro, il nostro docente che ha lavorato per diversi mesi nella realizzazione del progetto PON, andrà a percepire appena 1.078,27 euro netti, che sono, appunto, appena più della metà di quanto il Mef ha assegnato alla scuola per il suo pagamento.
La domanda è allora semplice: conviene davvero lavorare oltre gli obblighi contrattuali?
Di sicuro, commenta ancora l’Ancodis, “c’è tanta amarezza nel vedere un trattamento fiscale che è certamente iniquo”, perchè si “fa pagare un caro prezzo a chi decide di lavorare a scuola di più e alla luce del sole”.
Praticamente, continua l’associazione, in media “le attività aggiuntive che si svolgono nella scuola autonoma, al netto delle ritenute previdenziali ed erariali, vengono retribuite addirittura a poco più di 10,00 euro l’ora con la conseguenza che un/una docente decide di non assumerle preferendo fare “altro” economicamente molto più vantaggioso”.
La conclusione, sempre per l’Ancodis, appare obbligata: “Che tristezza? Forse ha ragione chi fa il furbo comportandosi in modo sleale con lo Stato? Non possiamo pensarlo…. Non vogliamo pensarlo…”.
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