Categorie: Politica scolastica

Attività di formazione condotte da esperti molto inesperti

Procedono, ma con non pochi intoppi, le attività del Piano nazionale di formazione dei docenti..

Nonostante la non disprezzabile quantità di risorse messe in campo, i problemi e le difficoltà non mancano. E dai territori arrivano anche alla nostra redazione segnalazioni che fanno pensare.
Il problema principale riguarda i tempi: stando alle indicazioni del Miur le attività dovrebbero concludersi entro settembre e le scuole dovrebbero rendicontare le spese entro il mese successivo; in alcune regioni i corsi sono già stati avviati, mentre in altre aree del territorio nazionale si sta ancora lavorando per selezionare i formatori.
In diversi casi le scuole polo hanno indetto dei veri e propri bandi per individuare esperti e formatori, con effetti paradossali.
Come quello che ci è stato segnalato da una scuola polo di una provincia del nord dove, a fronte di una ricerca di alcune decine di esperti hanno risposto in pochissimi. Una scuola polo ci ha chiesto un parere su un problema ancora più curioso: a candidarsi come formatore per un corso sulle dinamiche relazionali nella classe è stato un solo docente che – a detta di diversi ds del territorio – non è esattamente un esempio di professionalità. La scuola polo ora si chiede se sia possibile ignorare l’autocandidatura del docente.
In punta di diritto verrebbe da dire che se il docente che si è candidato possiede i requisiti richiesti (titoli di studio, curricolo, esperienze, ecc..) diventa oltremodo difficile non affidargli l’incarico. Se il docente in questione non venisse selezionato potrebbe agevolmente ricorrere e, alla resa dei conti, vedersi riconosciuto il buon diritto di ricoprire l’incarico di formatore.
D’altronde che non ci sia una corsa ad ottenere incarichi come formatori è abbastanza comprensibile soprattutto se si tiene conto che il Miur ha esplicitamente chiarito che al personale coinvolto nelle diverse attività formative deve essere applicato il “tariffario” previsto dal decreto interministeriale 326 del 1995 e cioè 80mila lire per un’ora di docenza (elevate a 100mila per i docenti universitari); tradotto in euro si parla di poco più 41 euro per docenti e liberi professionisti e meno di 52 euro per i professori universitari (si tratta ovviamente di somme lorde che detratte le tasse si riducono di un buon 35-40%). Senza considerare che da alcuni anni ai dipendenti del comparto scuola può essere riconosciuto il rimborso delle spese di viaggi effettuati con il mezzo proprio solo in casi eccezionali.
Gli effetti di tutto ciò sono davvero paradossali: i fondi del Piano nazionale di formazione potrebbero rimanere in buona parte inutilizzati, e le scuole – per organizzare attività formative – dovranno utilizzare fondi propri.

Reginaldo Palermo

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