Fra meno di un mese nelle scuole di tutta Italia, e in particolare nelle secondarie di secondo grado, dovranno prendere avvio le attività di recupero per gli studenti che sono stati ammessi alla classe successiva pur voti inferiori ai 6 decimi in una o più discipline.
Il problema che ci si sta ponendo riguarda il trattamento economico da riservare ai docenti che svolgeranno tali attività prima dell’avvio delle lezioni o anche successivamente.
La questione nasce dal fatto che l’articolo 6 della ordinanza ministeriale n. 11 del 16 maggio scorso parla esplicitamente di attività didattica ordinaria e fanno dunque pensare ad attività obbligatorie per i docenti e dunque non retribuibili.
Abbiamo sentito in proposito Rino D Meglio (Gilda) e Antonello Giannelli (Anp) che non nascondono la loro preoccupazione.
“Sotto il profilo normativo e contrattuale – sostiene il coordinatore nazione della Gilda – la questione va posta in questi termini: se il collegio dei docenti delibera questa attività come didattica ordinaria, l’impegno per i docenti è obbligatorio e non dà luogo a retribuzione; ma, appunto, ci deve essere una delibera chiara del collegio”.
“Certamente la questione è complessa – afferma Giannelli, presidente nazionale Anp – e potrebbe dare origine a sgradevoli forme di contenzioso. Proprio per questo motivo noi auspichiamo che il problema venga affrontato e definito dal Ministero in modo da garantire modalità organizzative uniformi a livello nazionale. Se si dovesse decidere di retribuire il maggiore impegno di un certo numero di docenti sarebbe però indispensabile prevedere stanziamenti aggiuntivi, per evitare di dover ‘erodere’ eccessivamente il fondo di istituto”.