Una vicenda davvero contorta quella raccontata dal quotidiano La Repubblica. Un attore, Mario Perrotta, intento a recitare sul palco di un teatro, ha redarguito una docente che era presente nel pubblico insieme alla sua scolaresca a vedere lo spettacolo, rea di aver parlato al telefono durante la sua performance. C’è però chi parla di un’altra versione dei fatti.
Andiamo per ordine. Tutto è successo al teatro Paisiello di Lecce lo scorso 17 aprile, nel corso di uno spettacolo mattutino dedicato agli studenti, “S/Calvino o della libertà”, portato in scena davanti a un pubblico di 240 studenti. Fra questi 57 provenivano dal vicino liceo Palmieri, accompagnati da cinque professori.
Frasi ingiuriose verso i docenti
Ecco il racconto di una docente, Katia Mazzotta, rappresentante del sindacato interno degli insegnanti – che ha denunciato l’accaduto in una lettera aperta, da lei firmata “anche a nome di molti docenti”: “Il signor Perrotta, dopo aver rimarcato più volte quanto non gli facesse piacere incontrare gli alunni delle scuole e mettere in scena spettacoli per loro, come questi matinée costituissero un’eccezione e come fosse necessario per un attore mettersi in relazione con l’auditorio, ha pensato bene di interrompere la recitazione per redarguire una docente, dandole del tu e additandola, che aveva risposto a una telefonata di servizio, ovviamente nel foyer e con il cellulare in modalità silenziosa”.
Insomma, si parla di un certo accanimento nei confronti della categoria dei docenti e della telefonata usata quasi come pretesto per prendersela con una sua rappresentante. “Ha affermato che lei era il prototipo dei docenti che per primi non sanno mettere in atto le buone regole di comportamento e che i docenti portano gli studenti a teatro per perdere una giornata di lavoro. Uno sproloquio probabilmente figlio di frustrazioni scolastiche personali, come lui stesso ha raccontato. Perrotta ha anche offeso gli alunni con espressioni non consone a un uomo di cultura in un contesto scolastico, ed è ritornato ad additare la docente e mettere in guardia gli alunni da questa cattiva docenza”.
La professoressa Mazzotta alza il tiro dicendo che Perrotta ha “tradito il teatro, le nuove generazioni che avrebbero potuto vedere in lei un modello e noi cittadini che siamo venuti ad ascoltarla, pensando di trovare spazi di riflessione profonda sulla libertà”.
La difesa dell’attore: alunni ingestibili perché non preparati
L’attore però parla di tutt’altro: “Quanto accaduto mi mortifica come uomo e come artista. Considero quella del 17 aprile forse la replica più ingestibile della mia carriera. Sono stato costretto a esibirmi nel caos più totale: studenti distratti, un vociare costante e crescente, musica nei corridoi del teatro, porte che sbattevano e persino una docente che sulle prime credevo fosse una studentessa che ha lasciato la prima fila della platea per rispondere al telefono cellulare. Per un uomo di teatro, abituato a lavorare sino a notte fonda, non è usuale né semplice esibirsi alle prime ore del mattino”.
“In quel teatro c’era di tutto, porte dei palchetti che continuavano ad aprirsi e chiudersi, un vociare crescente in sala e musica nei corridoi. Sino al loggione, insomma, il delirio più totale. Più volte sono stato costretto a interrompere lo spettacolo, chiedendo di spegnere i telefoni cellulari. Mi sembrava di parlare con me stesso, ero mortificato”, ha aggiunto, elencando gli elementi di disturbo che non gli hanno, a quanto pare, permesso di svolgere il suo mestiere con serenità.
“Rivolgendomi agli studenti ho sottolineato come alla base della situazione caotica che si stava verificando forse c’era una scarsa preparazione a monte rispetto allo spettacolo, che aveva finito per ridurre l’esperienza a una mera perdita di un giorno di scuola. A chi mi accusa di non conoscere il liceo ricordo che tutta la mia famiglia ha studiato al Palmieri, compreso mio zio che in quel liceo ha insegnato”.
“Ci sono state due repliche a Lecce, con le stesse scuole e l’identico numero di spettatori, 240, compreso lo stesso Palmieri, presente con altre classi e altri docenti. La prima giornata è stato uno dei matinée più complessi che mi sia trovato ad affrontare, i ragazzi erano totalmente disinteressati, e io non sono il buffone del re, il saltimbanco che permette a te che hai pagato di fare quello che ti pare. Il giorno dopo, invece, è stata una delle repliche più belle della mia vita, non solo come matinée. I ragazzi erano totalmente in comunione con ciò che avveniva sul palco”. “Non credo di essere stato io la differenza, ho trent’anni di teatro sulle spalle. Mi viene da pensare che la differenza la fanno i professori, chi ha preparato i ragazzi all’appuntamento teatrale, non tanto ai contenuti ma proprio al teatro e alla sua ritualità, che quella mattina è stata calpestata”, ha spiegato.
“Non ho insultato nessuno, e alla fine dello spettacolo, che era stato fermato più volte, dopo gli applausi sono tornato a chiarire, seppure con veemenza. Avrei potuto disinteressarmi della cosa e tagliare lo spettacolo, invece ritengo un impegno civile tornare sull’accaduto, proprio come atto educativo, anche se non dovrei compierlo io. Sia per chi era in sala, sia per i colleghi che verranno dopo di me, sia per quei ragazzi stessi che andranno a teatro un’altra volta”. Si dice comunque disposto ad andare a scuola, “a parlare di tutto, anche di quella cosa specialissima e particolare che è stare a teatro”: “Mi confronterei anche su quella mattina lì, mi piacerebbe portare alunni e docenti sul palcoscenico per fargli capire cosa vediamo noi attori dall’altra parte. Siamo considerati dei televisori, ma siamo esseri umani”, ha concluso Perrotta.