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Attuazione della riforma dei cicli: una difficoltà dopo l’altra

Gli ostacoli che si frappongono all’attuazione della riforma dei cicli sembrano in continuo aumento: la polemica sulla frantumazione dell’"onda anomala" non si è ancora spenta che già si apre la questione degli organici.
Nel primo biennio della scuola di base l’orario dovrebbe passare da 27 a 30 ore settimanali, senza contare che i curricoli prevedono l’introduzione della lingua straniera fin dal primo anno.
Secondo il piano di fattibilità del MPI il problema potrebbe essere risolto in parte riducendo le quote di contemporaneità dei docenti e in parte ricorrendo al pagamento di ore eccedenti per il personale già in servizio.
Altra ipotesi: le scuole potrebbero stipulare contratti di prestazione d’opera; ma i sindacati fanno sapere che non ci stanno.
In una lettera inviata nei giorni scorsi al ministro De Mauro la Cgilscuola scrive: “Chiediamo che siano date alle scuole indicazioni chiare e certe sulla disponibilità, nell’ambito degli organici funzionali, delle professionalità necessarie per le novità curricolari (lingua straniera fin dalla prima classe) e per garantire quote adeguate di contemporaneità dei docenti, evitando soluzioni improvvisate e delegate alla capacità di "arrangiarsi" delle scuole”.
Secondo la Cislscuola – che ha redatto un vero e proprio “decalogo per la fattibilità della riforma” – la questione dell’ organico funzionale della scuola di base  si colloca addirittura al primo posto: “Nella scuola di base – si legge nel ‘decalogo’ – gli attuali organici della scuola elementare e della scuola media devono fondersi in un nuovo combinato professionale, pena  l’insuccesso stesso della riforma”.
Il problema degli organici funzionali si intreccia anche con il dimensionamento delle istituzioni scolastiche: i nuovi curricoli e la nascita della scuola di base rendono ormai indispensabile la generalizzazione degli Istituti comprensivi e il superamento della logica dei circoli didattici separati dalle “presidenze” delle medie inferiori.
Il fatto è che ormai i tempi non consentono in alcun modo di rivedere l’assetto delle scuole di qui al settembre prossimo; è pur vero che gli Istituti comprensivi rappresentano ormai una realtà molto consistente in moltissime regioni italiane, ma, complessivamente, i circoli didattici continuano ancora a prevalere.
E – a complicare ancora di più lo scenario – si aggiunge pure una questione contrattuale: l’orario di insegnamento dei docenti dell’attuale elementare è di 22 ore, mentre quello dei professori delle medie inferiori non supera le 18 ore: come potranno “convivere” i due modelli nella scuola di base?
Le difficoltà sono insomma davvero tante e potrebbero davvero compromettere il regolare avvio della riforma.

Reginaldo Palermo

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