Si è svolta presso l’aula della Commissione Lavoro, le Commissioni riunite Cultura e Lavoro della Camera l’audizione di rappresentanti di Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Ugl scuola nell’ambito dell’esame della proposta di legge sulle modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, e al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, concernenti l’introduzione del profilo professionale dell’assistente per l’autonomia e la comunicazione nei ruoli del personale scolastico.
Alessandro Rapezzi (Flc Cgil): “I contenuti della legge non ci trovano favorevoli. Prima di poter pensare a una statalizzazione di questa situazione, bisogna fare una riflessione sullo stato della professione stessa e su come questa viene svolta. Esiste un problema di definizione del profilo professionale e di come questo si possa andare a collocare. Altra considerazione, se esistono le condizioni per un investimento così importante nella scuola, siamo contenti ma parliamone a tutto tondo e cerchiamo di capire quali sono le priorità nella scuola. Vogliamo capire lo Stato cosa è in condizione di fare”.
Salvo Inglima (Cisl scuola): La Cisl scuola apprezza le motivazioni di fondo della proposta di legge, approva la necessità di porre un rimedio al proliferare di norme che attualmente disciplinano l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione quindi condivide che siano definite prestazioni e competenze. Siamo convinti che i servizi prestati dagli enti locali necessitano di maggior coordinamento. Occorre assicurare degli standard di qualità su tutto il territorio nazionale, sappiamo bene che questi standard sono molto variegati, molto eterogenei, non soltanto tra Nord e Sud ma spesso anche all’interno delle stesse regioni tra città metropolitane e zone periferiche. Dovrebbero essere definiti i percorsi formativi, i criteri di reclutamento degli assistenti all’autonomia e la comunicazione perché attualmente stiamo quasi navigando nel buio”.
Giancarlo Turi (Uil scuola): “Troviamo che sia convincente l’idea di ricondurre in ambito scolastico le troppe competenze che sono state disperse a diversi soggetti istituzionali. Riteniamo che la filosofia del ddl 2887 sia condivisibile perché tende a reinternalizzare funzioni che sono all’interno del mondo scuola. Va introdotto l’organico e va definito il profilo, non c’è una tipologia che prevede una fattispecie analoga a quella di cui si discute. Vanno chiariti i compiti che questo personale deve svolgere”.
Ornella Cuzzupi (Ugl scuola): “L’assistente all’autonomia e alla comunicazione è un collaboratore ad personam il cui compito è facilitare l’interlocuzione dello studente disabile con i soggetti chiamati a interagire con lo stesso. Tale figura ha un ruolo diverso da quello dell’insegnante di sostegno in quanto pur collaborando con l’attività di quest’ultimo rimane da esso ben distinto e legato ad esigenze più relazionali che didattiche. Le due figure devono essere complementari a nostro avviso e non possono essere intercambiabili”.
Ella Bucalo (prima firmataria della proposta di legge): “La legge è nata per questo, col proliferare nel tempo di regolamenti, si è usurpato questo servizio, quindi è necessario per l’obiettivo finale che è quello di garantire il diritto allo studente disabile alla scuola e quindi il diritto ad avere un adeguato servizio, bisogna intanto individuare il profilo e poi la legge prevede che bisogna stabilizzare questi lavoratori fondamentali e previsti per legge. Però non hanno contributi e tutele, lasciati a regolamenti che non sono uniformi su tutto il territorio. È un investimento per i ragazzi più bisognosi”.
Valentina Aprea (Forza Italia): “Abbiamo già l’insegnante di sostegno, non possiamo prevedere un’altra figura altamente qualificata, rischiamo di avere un’abbondanza di figure, anche se oggi succede il contrario. Se una legge si deve fare, far uscire queste figure da una situazione di trattamento economico e giuridico veramente paradossale visto che sono gli enti pubblici che danno questi incarichi. Quindi garantire maggiori tutele, tener conto di quello che ci hanno detto i sindacati. La faccenda è molto delicata, c’è il rischio di sovrapporre funzioni e ruoli in una realtà dove ci sono garanzie per docenti che si specializzano. Queste che figure sono? Sono figure sociali che si specializzano? Non sono altamente specializzati e qualificati, devono essere qualificati per i compiti che vengono assegnati. Allora cominciamo a distinguere i ruoli, altrimenti si sfocia nella docenza”.
Rosa Maria Di Giorgi (Pd): “Il rischio più grande è una sovrapposizione di ruoli. Una delle soluzioni credo possa essere un monitoraggio reale. C’è il tema della sussidiarietà, gli enti locali devono muoversi in una certa direzione. Non perché alcuni non lo fanno deve essere fatta una legge. Dobbiamo capire bene quale sia l’indirizzo. Il ministero può fare una verifica a livello nazionale coinvolgendo i dirigenti scolastici nel loro rapporto con gli enti locali. È un problema reale, non ci devono essere bambini e ragazzi di serie A e di serie B. le risorse ci sono, penso si possa fare un lavoro serio su questo, cercando responsabilità e cercando di far rispettare le norme che già esistono”.
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