Il giornalista e scrittore Corrado Augias ha affidato un suo amaro pensiero a proposito del sistema scolastico italiano ai microfoni de La Stampa, in un’intervista durante la quale ha presentato il suo nuovo libro “La fine di Roma. Trionfo del cristianesimo, morte dell’Impero”.
Augias ha avuto l’opportunità di discutere innanzitutto a proposito del clima politico odierno e dell’attuale campagna elettorale, che ha visto la scuola al centro del programma di praticamente ogni partito politico.
Secondo lo studioso, il cui pensiero fa eco a quello di molti, i politici hanno perso di vista il vero punto chiave sul quale si sarebbero dovuti concentrare, spostando la loro attenzione su questioni più futili: “Guarda la scuola, un cardine della vita democratica. In Italia più che altrove abbiamo un tremendo bisogno di scuola. Bisogna sollevare il livello di acculturazione del Paese. E invece perdiamo tempo a parlare del numero dei bidelli, della mascherina. Non ci chiediamo mai: ma quello che insegniamo a scuola va ancora bene? O dovremmo cambiarlo?”.
Insomma, secondo Augias, bisognerebbe riformare i contenuti insegnati nelle aule italiane, ormai superati. Poi il giornalista 87enne ha riflettuto sul mondo attuale, sulla nostra società e sui giovani di oggi.
“Una situazione di trapasso”
“Avere in tasca dieci centimetri quadrati di plastica e terre nobili che ti permettono di comunicare all’istante con tutto il mondo non è una cosa che viene gratis. Che non cambia tutto. Vuoi che in questa situazione di trapasso ci sia uno che scrive La ricchezza delle nazioni o Il Capitale? Quei grandi testi che hanno dato alimento per decenni alla pratica politica? Non c’è nessuno che lo fa, nessuno sa cosa dovrebbe scrivere”, ha affermato.
“Chi invece è cresciuto in un altro mondo, come me, la vede come una cosa magnifica, prodigiosa e pericolosissima. Quando andavo al liceo parlavamo della guerra di Troia dividendoci tra chi stava con Achille e chi con Ettore. I ragazzini di oggi non lo fanno più. È un segno che quella cultura sta svanendo, che siamo dentro a una frattura profonda”, ha concluso amaramente lo scrittore Corrado Augias.