“Domani sono 50 anni dalla riforma della scuola media unica, una grande riforma”. Lo ha ricordato il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, con un tweet. In effetti, sono passati dieci lustri da quell’evento, datato 1° ottobre 1963, derivante da una vera stagione riformista, che avvicinò anche sul fronte della formazione scolastica l’Italia agli altri Paesi, non solo europei.
A dire il vero la legge di riforma della scuola media, che diventò obbligatoria e gratuita per tutti, fu approvata qualche mese prima, nel 1962: era il 31 dicembre, ma poi il vero debutto tra i banchi avvenne nell’ottobre dell’anno successivo.
Attraverso una puntale scheda dell’Ansa, si ricorda che per la verità già una quarantina di anni prima, nel 1923 era stato istituito ufficialmente da Giovanni Gentile l’obbligo a 14 anni per aderire a una convenzione internazionale. Ma per la stragrande maggioranza dei ragazzi italiani di fatto rimase lettera morta fino, appunto, al 1962. E questo nonostante che dal 1948 anche un articolo della Costituzione imponesse un obbligo di frequenza scolastica di almeno otto anni. Nei primi anni ’60 il livello di analfabetismo in Italia era ancora alto, 8,30%, con percentuali più alte per le donne rispetto agli uomini; il 42% degli italiani aveva appena la licenza elementare e soltanto il 10% era riuscito a conquistare la licenza di scuola media inferiore; quattro italiani su cento proseguivano gli studi fino al diploma di secondaria e appena uno su cento riusciva a laurearsi. E’ in quegli anni che entrò nelle case degli italiani, attraverso gli schermi televisivi, allora in bianco e nero, subito prima dell’ora di cena, il maestro Alberto Manzi. Fu scelto per presentare il programma ”Non è mai troppo tardi” concepito come strumento di ausilio nella lotta all’analfabetismo. L’effetto della trasmissione, che andò in onda per quasi un decennio, fu di grande rilevanza sociale: si stima che quasi un milione e mezzo di persone abbiano potuto conseguire la licenza elementare grazie a quelle innovative lezioni a distanza.
Nel decennio immediatamente successivo alla riforma i frequentanti della scuola media unica sono cresciuti del 32,6% e in 30 anni (1961- 1991) si sono triplicati gli studenti che hanno portato a casa la licenza di terza media. Da allora la scuola italiana non è mai stata ferma. C’è sempre stato un lavoro di manutenzione, ora più superficiale, ora più profondo. L’obbligo scolastico è arrivato ai 16 anni (corrisponde, nella carriera scolastica, alla frequentazione del primo biennio delle scuole superiori) e da tempo si discute dell’opportunità di aumentarlo fino ai 18. Ma non si può certo dormire sugli allori se è vero, come ha rivelato un recente studio di Save the Children, che nel nostro Paese sono quasi 800 mila, il 18% del totale, i giovani tra i 18 e 24 anni che hanno interrotto gli studi fermandosi alla terza media. In Sicilia e Sardegna la dispersione scolastica supera di 15 punti percentuali l’obiettivo europeo (10%) e non si iscrive alla scuola superiore uno studente su quattro: un altissimo numero di giovani. Che quasi sempre non vanno oltre quella terza media che 50 anni fa diventata obbligatoria e gratuita per tutti…