Scuole con temperature di 13° nelle aule e meno di 10° in palestra. Paradossalmente temperature insopportabilmente alte quando arriva il sole, a causa delle mancanza di tende che riparino dalla luce accecante, dal calore e dalle ustioni
(è già successo che alcuni alunni vicino alle finestre sviluppassero eritemi da sole).
Alunni, costretti a indossare giacca e berretti al mattino e cappelli da sole da mezzogiorno in poi, spostandosi in metà dell’aula per evitare il sole diretto, in violazione delle più elementari norme di sicurezza. Questo succede all’IC Bobbio Novaro di Torino, malgrado le ripetute richieste di intervento da parte della Dirigente Scolastica, come raccontato sul quotidiano La Stampa.
Oggi, 19 dicembre, la dirigente scolastica ha preso l’amara decisione: “Non si poteva continuare così, i radiatori erano spenti”. Nelle aule, pare, la temperatura era di dieci gradi.
La scuola alla quale, paradossalmente, durante il convegno “Corpi in movimento menti in evoluzione”, è stato dedicato un workshop sugli ambienti di apprendimento esaltando il progetto di costruzione della nuova sede, in seguito all’abbattimento della vecchia sede nell’ambito dei progetti PNRR. Ci si chiede come sia possibile che in uno dei più grandi paesi europei non si riesca a garantire condizioni minime di vivibilità nelle scuole, pur sapendo che
dall’istruzione e dall’educazione delle nuove generazioni dipende il futuro di tutti noi.
Si vogliono affidare alle scuole compiti sempre maggiori, compresi quelli che competono alle famiglie, ma non si garantiscono le possibilità materiali di realizzare questi compiti. Docenti sempre più sotto pressione, soprattutto in scuole come queste, in periferie urbane complesse, che attraverso le proprie discipline di insegnamento devono
anche insegnare il rispetto per gli altri e in particolare insegnare ai maschi il rispetto per le donne, dovendo però dedicare buona parte delle proprie energie a tutelare la salute fisica propria e dei propri alunni e a fronteggiare le legittime proteste dei genitori.
Più che di alleanza educativa bisogna prima parlare di alleanza per la tutela dei diritti fondamentali alla salute e all’istruzione, chiedendo scuole, servizi sociali ed educativi e sanità degni di un paese civile.