Oggi nelle nostre scuole un’aula, con il suo adattarsi a tutte le materie, l’essere usata anche per gli intervalli, l’assegnare un banco fisso a ogni alunno, è uno spazio fisico certamente identitario per chi la vive, ma al contempo non immediatamente associabile a un argomento specifico o a una materia scolastica.
In altre parole è uno spazio sociale ma non uno spazio disciplinare. Nella nuova organizzazione didattica basata sulle aule laboratorio disciplinari non deve esistere più la classica aula, tradizione consolidata nella scuola italiana.
In questo contesto innovativo gli studenti si alternano da un’aula laboratorio ad un’altra, organizzate per discipline, dove il docente aspetta i suoi alunni preparando il lavoro, il setting, i materiali.
Quindi per quanto detto sopra la configurazione tradizionale delle aule secondo la quale a ogni classe è attribuito uno spazio aula in cui gli studenti vivono la maggior parte del tempo scuola mentre i docenti girano da una classe all’altra, viene scompaginata per lasciare il posto ad aule laboratorio disciplinari.
Le aule sono assegnate in funzione delle discipline che vi si insegneranno per cui possono essere riprogettate e allestite con un setting funzionale alle specificità della disciplina stessa.
L’insegnante non ha più a disposizione un ambiente indifferenziato da condividere con i colleghi di altre materie, ma può adeguarlo a una didattica attiva di tipo laboratoriale, predisponendo arredi, materiali, libri, strumentazioni, device, software.
La specializzazione del setting d’aula (l’idea di setting d’aula si è fatto spazio soprattutto negli ultimi decenni, quando con l’introduzione delle nuove tecnologie, si è iniziato a parlare di come e del perché inserire computer e rete Internet in aula) comporta quindi l’assegnazione dell’aula laboratorio al docente e non più alla classe: il docente resta in aula mentre gli studenti ruotano tra un’aula e l’altra, a seconda della disciplina.
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