Attualità

Aule vuote, RSA sempre più affollate: l’inverno demografico prossimo venturo

Demografi e sociologi lo stanno ripetendo da anni, ma senza molto successo: la popolazione italiana si sta riducendo, ormai siamo arrivati a registrare una perdita di almeno 200mila residenti all’anno; ma forse il dato più drammatico è quello che riguarda la struttura della popolazione: diminuiscono giovani e bambini e aumentano gli anziani.
Con tutto quello che ne consegue dal punto di vista dei servizi necessari (scuola, sanità e assistenza in modo particolare).
L’Istat continua a spiegare che fino ad alcuni anni fa il decremento delle nascite era compensato dall’incremento della popolazione dovuto agli immigrati, ma ormai anche i flussi migratori si sono ridotti in modo significativo tanto che i diversi “modelli” statistici messi a punto nell’ultimo decennio concordano su alcuni punti fermi: ci stiamo avviando verso una fase di irreversibile “inverno demografico” con un calo costante di popolazione che potrebbe voler dire che nel 2050 saremo 54 milioni (oggi siamo 59milioni) e potremmo scendere addirittura a 47 milioni nel 2070.
Il dato più allarmante è però un altro: il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due (dato del 2021) a circa uno a uno nel 2050.
Entro 10 anni in quattro Comuni su cinque è atteso un calo di popolazione, in nove su 10 nel caso di Comuni di zone rurali.
Risultano in crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Ci saranno meno coppie con figli e più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà.
Nonostante la rilevanza del problema, di tutto questo si parla però molto poco (o almeno non tanto quanto sarebbe necessario).

Gli stessi sindacati della scuola esorcizzano l’argomento parlandone poco, anzi quasi nulla, forse anche perché i  problemi immediati del personale della scuola sono altri.
Pare che ci si una sorta di “rimozione collettiva” della questione, nella convinzione (o nella speranza) che, non parlandone, il problema si riduca spontaneamente in qualche modo.
Per il momento l’unica risposta che sta arrivando dal mondo sindacale è la richiesta al Governo di “approfittare” del calo demografico per aumentare gli organici in modo da estendere il tempo pieno e diminuire il numero degli alunni per classe: intento certamente nobile ma poco realistico e certamente poco gradito ai ministri economici del Paese che devono far “quadrare i conti” in qualche modo.

La situazione ricorda molto anche il paradosso della rana bollita di Noam Chomsky: se si mette una rana in una pentola d’acqua bollente, è molto probabile che la rana compia un balzo e riesca a salvare la pelle saltando fuori dalla pentola, ma se la si mette in una pentola di acqua fredda e si accende la fiamma mantenendola bassa, è quasi certo che alla fine, senza accorgersene, la rana morirà bollita.
Il timore di sociologi e demografi è proprio questo: fra qualche decennio, quando avremo perso il 15-20% della nostra popolazione – lentamente ma inesorabilmente – sarà davvero difficile tornare indietro e rischieremo di sparire dalle carte geografiche dei “Paesi che contano”.

Reginaldo Palermo

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