Quando risponde “Non se ne parla” al governatore Bonaccini che chiede la didattica a distanza per le scuole secondarie di secondo grado, la ministra Azzolina dimostra di non conoscere la situazione delle scuole del Paese.
In realtà, altro che “non se ne parla”, se ne parla eccome, se pensiamo che migliaia di scuole in tutta Italia non possiedono locali idonei ad accogliere tutti gli studenti e che, quindi, una larga parte dei nostri alunni la DAD la pratica sin dal 14 settembre. D’altronde, già ad agosto scorso si era levato il grido d’allarme – ignorato – da parte dell’Associazione Nazionale Presidi che per bocca del suo presidente, Antonello Giannelli, aveva dichiarato che mancavano all’incirca 20.000 (ventimila!) aule all’appello.
Enti Locali sordi alle richieste dei Dirigenti
“Bene che gli Enti locali siano impegnati nella ricerca di spazi alternativi alle aule dove non è possibile garantire il distanziamento”, aveva altresì dichiarato la stessa ministra all’inizio di agosto. Peccato che gli Enti Locali abbiano fatto orecchie da mercante e che centinaia di dirigenti siano ancora alla ricerca di spazi idonei per collocare i loro alunni. Che, di conseguenza, vanno in DAD. Con tutti gli effetti negativi del caso: connessione instabile, studenti non in possesso di dispositivi efficienti, difficoltà da parte di molti docenti a gestire in contemporanea il gruppo in presenza e il gruppo che segue da casa.
Le statistiche non sempre spiegano tutto
Ora, la situazione è chiara anche per chi non vuole vedere: non soltanto i casi di contatto sono in aumento, ma anche i numeri degli studenti e del personale positivi al Coronavirus sono in costante crescita: oltre 1500 studenti e circa 350 docenti in base agli ultimi dati. «Dalle prime valutazioni fatte è emerso che, ad oggi, la scuola non ha avuto impatto sull’aumento dei contagi generali, se non in modo molto residuale» ha dichiarato la ministra Azzolina di fronte a questi numeri. Ma, come saggiamente sosteneva Daniel Pennac nel suo Diario di scuola, “statisticamente tutto si spiega, personalmente tutto si complica”. Vallo a spiegare a queste 1500 famiglie che l’impatto è residuale.
Insomma, è evidente per tutti che l’apertura ad ogni costo della scuola è stato – e continua ad essere – il banco di prova del Governo che qui si gioca la sua credibilità. Un banco di prova che, però, rischia di tramutarsi in una disfatta. Ci chiediamo, fermo restando che la scuola aperta è il primo obiettivo per tutti: non sarebbe stato più opportuno ricominciare l’anno scolastico così come si era finito il precedente, attendere dicembre e riaprire le scuole dopo le vacanze di Natale?
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