La pandemia da Covid-19 e la ripresa successiva hanno portato a un ampliamento dei divari di genere, per cittadinanza e per livello di istruzione in Italia. A riportarlo Ansa, riprendendo gli ultimi dati Istat.
Dal primo trimestre 2019 al primo trimestre del 2023, la crescita per gli uomini è stata superiore a quella delle donne e il gap di genere nel tasso di occupazione è salito da 17,1 punti a 17,5. È aumentata, inoltre, la penalizzazione di chi ha bassi titoli di studio: nel primo trimestre 2023 il tasso di occupazione dei laureati è di 15,6 punti superiore a quello dei diplomati (il gap si fermava a +14,3 punti nel p 2019) e di 38,8 punti a chi possiede fino alla licenza media (era +36,1).
Tra gli italiani la crescita (+2,7 punti) è stata più intensa di quella tra gli stranieri (+0,2 punti) che sono tornati sui livelli del 2019 dopo avere fortemente risentito del periodo di congiuntura negativa. L’Istat sottolinea in un approfondimento ai dati sul mercato del lavoro nel primo trimestre che, rispetto al primo trimestre 2019, il valore del tasso di occupazione è superiore di 2,4 punti (60,6% rispetto al 58,2%), “evidenziando una decisa ripresa che tuttavia non è stata di pari intensità per tutti, comportando in alcuni casi una diminuzione e in altri un aumento degli storici divari per caratteristiche socio-demografiche”. I divari che si sono ridotti sono i divari generazionali e quelli territoriali.
“La crescita del tasso di occupazione tra i giovani (+3,4 punti) è stata infatti – si legge nel testo – più intensa di quella tra i 35-49enni (+2,8 punti) e di quella tra i 50-64enni (+2,1 punti). Nel Nord, dove gli effetti negativi della pandemia sul mercato del lavoro sono stati più marcati, la ridotta crescita ha comportato una riduzione del gap territoriale, che rimane comunque particolarmente elevato: da 24,3 punti del primo trimestre 2019 a 21,7 punti del primo 2023″.
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