Questi rischi possono determinare effetti negativi in termini di efficienza e di immagine a livello organizzativo, economico, sociale e ambientale. A tal proposito si evidenziano alcuni fattori di rischio psicosociale:
– aspetti ambientali: rumorosità all’interno delle aule; vibrazioni; variazioni di temperatura, ventilazione, umidità; carenze nell’igiene ambientale;
– caratteristiche del lavoro:
a) contesto del lavoro (funzione e cultura organizzativa; ruolo nell’organizzazione; sviluppo di carriera; modalità di presa di decisione, stili di gestione e di controllo; relazioni interpersonali; mobilità e trasferimenti; equilibrio tra lavoro e vita privata);
b) contenuto del lavoro (tipo di compito; carico, ritmi e orari di lavoro settimanale con molte ore buca).
Da notare che l’Agenzia “European Agency for Safety and Health at Work” descrive cinque aree di variabili che rendono, da qualche anno a questa parte, in aumento i rischi psicosociali:
1) utilizzo di nuove forme di contratti di lavoro (contratti precari) e l’incertezza e l’insicurezza del lavoro stesso (scarsità di lavoro);
2) forza lavoro sempre più vecchia (poco flessibile e poco adattabile ai cambiamenti) per mancanza di adeguato turn-over;
3) alti carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui lavoratori da parte del management;
4) tensione emotiva elevata, per violenze e molestie sul lavoro;
5) interferenze e squilibrio fra lavoro e vita privata.
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