Un timore che raggiunge il 27% della popolazione studentesca e che cala, invece, al 16% all’esterno della scuola. A parlarne e ad invitare a prendere atto del problema per capirlo e risolverlo è stato l’Istituto di Ortofonologia (IdO), che ha condotto una ricerca su un campione di 1.020 studenti romani, da cui è emerso anche che il 34% dei giovani intervistati ha paura di essere valutato negativamente, temendo sia il giudizio degli insegnanti che quello dei compagni.
Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO, ha pure precisato che L’indagine ha rivelato che per “il 51% degli studenti la scuola è fonte d’ansia. Una sensazione di malessere che per quasi un ragazzo su quattro (il 24%) si traduce in forti mal di pancia e vomito. Una paura eccessiva e immotivata di trovarsi esposti al giudizio altrui e di agire in modo inadeguato, vivendo quindi una situazione umiliante ed imbarazzante”.
Un mondo giovanile a tinte fosche, dunque, che anche all’interno della famiglia vede accrescere l’ansia da separazione.
Infatti, la ricerca dell’IdO ha sottolineato che “il timore che i genitori si separino o che possano essere vittime di incidenti colpisce circa il 53% degli adolescenti”.
Un’incertezza che “assorbe i giovani in tutta la loro fase di crescita. Se dieci anni fa- ha precisato l’IdO- la curva dell’insicurezza sociale calava verso i 15-16 anni di età, momento in cui gli adolescenti iniziavano ad intravedere una possibilità di futuro, oggi la stessa curva non scema più a 16 anni ma prosegue fino ai 20 in modo compatto. Anzi- ha sottolineato Castelbianco- va sicuramente oltre ma non lo abbiamo potuto ancora testare”.
Secondo lo psicoterapeuta dell’età evolutiva “con l’allarmante aumento dell’insicurezza sociale crescono anche tutti i disagi, le vulnerabilità e le sensibilità presenti nei giovani, mettendo a rischio una loro sana partecipazione sociale. Le richieste prestazionali fatte agli studenti fin dalla tenerissima età stanno ampliando non solo le difficoltà emotive ma anche il tasso di aggressività negli adolescenti che esternano la loro rabbia. In questo modo- ha concluso Castelbianco- i soggetti vulnerabili diventano bersaglio e vittime dello sfogo dei coetanei”.
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