Non si ferma la protesta contro il contratto dei dirigenti scolastici siglato nei giorni scorsi.
Nelle ultime ore si sono espressi sia l’Usb sia i Partigiani della Scuola Pubblica.
“Ancora una volta – sottolinea l’Usb – questo Governo mostra di avere un’idea di scuola che parte dall’alto, ignorando coloro che consentono giorno per giorno al sistema di istruzione pubblica di funzionare ed andare avanti, costretti questi ultimi a confrontarsi con una dirigenza scolastica che mostra scarsissime capacità dirigenziali e una tendenza pericolosa al comando autoritario”.
“Prima di ‘premiare’ i dirigenti scolastici – sostiene Luigi Del Prete, segretario nazionale del sindacato di base – bisognerebbe che Miur, Usr, Usp operassero serie verifiche sul loro operato quotidiano, caratterizzato da continue violazioni dei contratti e scarsa conoscenza della normativa. Una dirigenza scolastica, quella italiana, che da un lato pretende di essere equiparata alla dirigenza della pubblica amministrazione, ma che, dall’altro, mostra una totale assenza di qualsiasi conoscenza giuridica delle norme contrattuali, delle modalità di funzionamento di strutture complesse come le istituzioni scolastiche, attraverso un arbitrio gestionale che ricorda spesso piccole monarchie feudali”.
Di tenore analogo è il comunicato dei PSP (Partigiani Scuola Pubblica): “Esagerato e fuori luogo appare l’aumento di ben 540 euro netti al mese ai dirigenti scolastici a partire dal 2010 [per la verità il contratto decorre dal 2016, ndr] stabilito in questi giorni nel corso dell’intesa sindacale. Ancora più incredibile se lo si inquadra nel corso di una manovra di bilancio così complessa e sotto il capestro della procedura di infrazione da parte della Commissione europea e a fronte di docenti costretti a sopravvivere a mille km da casa per l’algoritmo renziano con uno stipendio di 1300 euro al mese, per i quali non si è ancora trovata una soluzione efficace”.
“Tutto questo – sostengono i Partigiani – diventa ancora più assurdo se si analizza il livello raggiunto dai contenziosi a carico del MIUR dovuti all’assenza di controlli e di sanzioni a quei dirigenti scolastici che adottano condotte abusanti e si fanno difendere dall’avvocatura dello Stato, risultando anche spesso soccombenti”.
Ma i Partigiani propongono una loro spiegazione: “Sorge il dubbio che con questa manovra si sia voluta ‘indennizzare’ la categoria dei dirigenti scolastici della perdita dell’autorità a decidere della vita e della morte professionale dei docenti, attraverso il ddl 763 con cui si intende abolire chiamata diretta e ambiti territoriali. Ci auguriamo che il governo nella legge di bilancio ci ripensi e dia invece la priorità a chi non arriva a fine mese”.
I Partigiani colgono poi l’occasione per sferrare un duro attacco alle forze di Governo e al M5S in particolare.
“Il mondo della scuola – sostengono – ha dato fiducia al Movimento 5 Stelle per cancellare, non per attuare la legge 107 comprando il consenso e la collaborazione dei dirigenti scolastici con la sottoscrizione di un contratto che prevede 540 € mensili di aumento stipendiale ben lontano dal principio del taglio dei privilegi applicato anche sugli stipendi dei loro stessi parlamentari” .
“Il mondo della scuola – concludono i PSP – gli ha creduto ed ora, dopo aver votato in massa per i 5 Stelle , si ritrova con un pugno di mosche sul piano economico e con una sconfitta epocale sul piano politico. A noi PSP non resta che ripartire con le lotte, facendo opposizione sociale al governo Lega-5Stelle”.
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