Blocco di tutti i contratti degli statali, compresi i circa 1mlione di lavoratori della scuola: parola di governo uscente, e non per cattiva volontà ma perché proprio non ci sono soldi. Secondo una agenzia di stampa non si darebbe “luogo, senza possibilità di recupero, alle procedure contrattuali e negoziali ricadenti negli anni 2013-2014 del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche cosi come individuate ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009 n. 196 e successive modificazioni”. E come se non bastasse sarebbe pure previsto, per il 2013, il blocco degli scatti di anzianità che per gli anni scorsi sono stati recuperati in modo quasi sempre avventuroso e per impegno costante dei sindacati, sulla bse di un impegno preso col vecchissimo ormai ex governo Berlusconi.
E infatti pare che, sempre per il pubblico impiego, non si darebbe “luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento degli incrementi contrattuali eventualmente previsti a decorrere dall’anno 2011”.
Bloccata pure, per gli anni 2013 e 2014, perfino la corresponsione dell’indennità di vacanza contrattuale: “In deroga alle previsioni di cui all’articolo 47 bis, comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165 e successive modificazioni, e all’articolo 2, comma 35 della legge 22 dicembre 2008, n. 303, per gli anni 2013 e 2014 non si dà luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento di incrementi a titolo di indennità di vacanza contrattuale che continua a essere corrisposta nelle misure di cui all’articolo 9, comma 17, secondo periodo, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78/2010. L’indennità di vacanza contrattuale relativa al triennio contrattuale 2015-2017 è calcolata secondo le modalità e i parametri individuati dai protocolli e dalla normativa vigenti in materia”.
E pensare che in campagna elettorale si era promesso dalla restituzione dell’Imu, che avrebbe attinto circa 8 miliardi dalle casse dello Sato, a investimenti per oltre 8 miliardi di euro nella scuola, mentre si puntava anche all’incremento della percentuale di Pil sull’istruzione e tutti i partiti declamavano il rinnovo del contratto di lavoro con i relativi aumenti.
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