Personale

Aumenti contrattuali: se ne parla, forse, ad aprile

A distanza di un mese dalla firma dell’ipotesi del contratto scuola non ci sono ancora notizie sui controlli svolti dagli organi preposti (Ragioneria Generale dello Stato, Dipartimento Funzione Pubblica e Corte dei Conti).

A marzo arriverà ancora il “vecchio” stipendio

Quindi, per il momento, nelle buste paga di marzo continuerà ad arrivare il “vecchio” stipendio.
Nè, peraltro, vi è la certezza che il nuovo stipendio possa essere accreditato ad aprile.
Gli uffici del MEF, infatti, iniziano la lavorazione degli stipendi entro la prima decade del mese; se si sfora questa data è difficile riuscire a garantire l’aggiornamento della retribuzione: in pratica, quindi,  per fare in modo che lo stipendio di aprile recepisca il nuovo contratto è necessario che i nodi ancora in sospeso vengano sciolti non oltre il 10-12 aprile.
Tra l’altro non va dimenticato che dopo i controlli di rito il CCNL dovrà anche essere recepito dal Consiglio dei Ministri e – come si sa – in questa fase il Governo lavora a ritmo ridotto.

Arriveranno anche gli arretrati

Ma un ulteriore ritardo dell’adeguamento degli stipendi sarebbe controbilanciato da un piccolo vantaggio, peraltro apparente e non sostanziale: gli arretrati, infatti, riguarderanno non solo il periodo gennaio 2016/febbraio 2018 ma anche tutti i mesi successivi da marzo in poi.
E siccome gli aumenti con decorrenza 1° marzo 2018 sono più alti rispetto a quelli del periodo precedente, gli arretrati aumenteranno di circa 80-110 euro al mese.
Per chiarire meglio: per i docenti di secondaria superiore all’ultimo scaglio stipendiale ci sarà un arretrato pari a 110 euro mensili per ciascun mese da marzo in avanti.
Le cifre degli arretrati già rese note saranno dovranno quindi essere aggiornate.  Per il personale docente gli arretrati per il periodo gennaio 2016/febbraio 2018 variano da 360 a 600 euro; per ogni mese di ritardo nella attribuzione dei nuovi stipendi ci saranno altri 85/110 euro.
Ovviamente, come sempre, si parla di cifre al lordo.
Il netto dipende anche dall’aliquota Irpef di ciascuno, ma – in prima approssimazione – si può dire che il netto sarà pari al 60% del lordo.

Reginaldo Palermo

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