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Aumenti di stipendio ai docenti, 300 euro non possono bastare: opposizione e sindacati replicano a Valditara

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Il Governo Meloni sugli aumenti di stipendio dei dipendenti pubblici è stato tempestivo, in particolare per quanto riguarda quelli che operano nella scuola: la sottolineatura è stata fatta dal ministro per l’Istruzione e il Merito, Giuseppe Valditara nel corso del question time tenuto il 12 giugno alla Camera. I conti, però, per docenti e Ata non tornano: vediamo perchè.

Valditara non dice bugie, certo, quando sostiene che “si deve a questo Governo il merito di aver sbloccato dopo un grave ritardo maturato dai governi precedenti il contratto collettivo 2019/21, grazie al quale abbiamo raggiunto importanti risultati in relazione agli incrementi delle retribuzioni del personale scolastico”.

E nemmeno quando ricorda che “il contratto si è potuto concludere grazie all’accordo da me raggiunto con le organizzazioni sindacali, che ha reso disponibili per la retribuzione del personale 300 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio per l’anno 2022″ e poi ratificati il 18 gennaio passato all’Aran.

Sempre il ministro ha voluto anche ricordare che “secondo uno studio Invalsi, questi aumenti – ha aggiunto Valditara – hanno fatto scalare alcune posizioni nella classifica europea del potere d’acquisto dei salari dei docenti italiani. I dati sono pubblici e facilmente consultabili. Abbiamo subito dimostrato dunque come la nostra priorità fosse indiscutibilmente quella di agire sull’aumento della retribuzione tabellare dei docenti, nella piena consapevolezza che il rispetto e l’autorevolezza che vogliamo loro garantire dipenda innanzitutto da un giusto riconoscimento economico del loro impegno”.

Quindi, Valditara ha specificato che “il Contratto collettivo 2019/2021 incrementa anche le indennità fisse previste per il personale Ata e per i docenti; l’indennità di direzione per il Dsga raggiunge un valore annuo pari a circa 2.760 euro, con un incremento di circa 930 euro. E a ciò si aggiunge che sono stati incrementati del 10% tutti i compensi accessori per prestazioni aggiuntive all’orario d’obbligo da liquidare a carico del fondo Mof (Miglioramento offerta formativa, ndr) e innalzati i compensi relativi alle indennità di bilinguismo e trilinguismo e di lavoro notturno e/o festivo”.

Quindi, il numero uno del Mim si è soffermato sull’ultima legge di bilancio, quella che a differenza della precedente si avvale di fondi effettivamente stanziati dal Governo Meloni: “abbiamo previsto – ha detto Valditara – 3 miliardi per il nuovo contratto della scuola e non si è mai visto nella storia della scuola italiana che, non appena chiuso un contratto, siano previste, già nell’anno successivo, le risorse necessarie a chiudere un nuovo contratto. E grazie a tali nuove risorse – ha concluso il ministro dell’Istruzione – l’aumento medio per i docenti sarà pari a circa 160 euro al mese“.

Il problema, secondo Alleanza Verdi Sinistra, promotrice del question time, è che quegli incrementi in busta paga risultano del tutto insufficienti. Replicando a Valditara, l’on. Elisabetta Piccolotti (Avs) ha dichiarato che il ministro ha “illustrato risorse già presenti nella finanziaria del Governo precedente (ma vale solo per l’aumento passato, mentre per il Ccnl 2022/24 l’incremento è di questo Governo, ndr).

“Siamo qui a dirle che, comunque, sono troppo poche. Sono azioni fatte per campagna elettorale. La invito a mettere risorse per coprire l’aumento del costo della vita nella prossima finanziaria. Si tratta di lavoratori che fanno fatica ad avere una vita dignitosa e piena”. 

Le parole di Valditara sono state commentate anche dal sindacato Anief, che non nega “la concretezza che ha portato l’attuale Governo a realizzare quello che in passato, ad esempio, nel decennio 2008-2018, altri esecutivi non hanno saputo fare nemmeno su lunghi periodi. Anche l’incremento di 3,35% della IVC per il 2024 rispetto allo 0,50% del 2022 rimane della metà inferiore al 50% dei 16 punti di inflazione registrata nel triennio. Certamente, il personale della scuola, docenti e Ata, non può accontentarsi di aumenti inferiori al costo della vita e del fatto che gli attuali 8 miliardi stanziati siano nelle casse dello Stato e non negli stipendi”.

Secondo il presidente nazionale Marcello Pacifico “è bene chiarire subito che gli 8 miliardi stanziati per il rinnovo del contratto 2022-2024 devono essere sbloccati subito per recuperare l’indennità di vacanza contrattuale dell’ultimo biennio rimasto scoperto. Occorrono, pertanto, almeno altri 10 miliardi per pareggiare gli stipendi all’inflazione tra il 2023 e 2024 senza parlare del 2013 (altri 3 miliardi) e della perdita d’acquisto delle buste paghe tra il 2008 e il 2018. Pertanto, in attesa del rinnovo del contratto per 1,4 milioni di dipendenti del comparto Istruzione e Ricerca, l’Anief continuerà a proporre al personale di ruolo e appositi ricorsi”.