In questi ultimi tempi il Governo Draghi sembra andare nel verso opposto al patto siglato con i sindacati sull’istruzione, lasciando presagire qualche difficoltà sull’avvio del rinnovo contrattuale della scuola. I sindacati sono già pronti, giorno 9 giugno 2021, a manifestare contro il decreto legge sostegni bis e chiedono, nella sua conversione in legge, modifiche che vadano nella direzione del “patto sull’istruzione” siglato dal governo con i sindacati.
Nel patto per la scuola il governo si è impegnato su una serie di tematiche importanti per il bene del Paese e del sistema scolastico nazionale, ovvero trovare soluzioni sul precariato del personale scolastico, sul reclutamento dei docenti, sugli organici della scuola e sul rinnovo contrattuale.
Nel patto si è parlato anche di risorse economiche per affrontare tali problematiche ed è emerso che le risorse europee, a partire dal Next Generation EU, rappresentano l’occasione per rilanciare la centralità della scuola per il Paese.
Nel patto sulla scuola il Ministero dell’istruzione e le OO.SS.
concordano di prevedere efficaci politiche salariali per la valorizzazione del personale dirigente, docente e ATA, con il prossimo rinnovo del contratto, tramite le risorse di cui al Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale.
Nel patto tra il Ministero e i sindacati c’è anche l’impegno di adottare provvedimenti legislativi o amministrativi di semplificazione e di armonizzazione, resi necessari dalla stratificazione determinata dall’accumularsi della produzione normativa in materia di Istruzione. A tal fine si considera opportuna la redazione di un Testo Unico sulla scuola.
Dopo il patto per la scuola firmato a Palazzo Chigi, in cui ci sono scritte parole chiarissime rispetto al fatto che bisogna prevedere efficaci politiche salariali a partire da questo rinnovo di contratto scuola 2019-2021, non sarà più possibile chiudere questo prossimo rinnovo con aumenti a due cifre, ma sarà necessario mettere sulla scuola nuove risorse economiche per superare i 100 euro di aumenti mensili.
L’ultimo contratto scuola rinnovato dopo un decennio di vacanza contrattuale è stata una delusione, attenuata dal fatto che fu definito un rinnovo ponte per puntare più convintamente ad aumenti più cospicui per il triennio 2019-2021. Con il CCNL 2016-2018 firmato il 19 aprile 2018, i docenti laureati della scuola secondaria di secondo grado ebbero degli aumenti lordi mensili che oscillavano dalle 85,50 euro in classe “0” con un elemento perequativo di 19 euro e 110,75 euro per coloro che si trovavano in classe “35”. Adesso si attende di conoscere quale proposta sarà possibile offrire ai docenti per rispettare quanto scritto nel patto per la scuola.
Gli ultimi provvedimenti del governo Draghi stanno andando dalla parte opposta rispetto al patto diglato a Palazzo Chigi, violando per altro prerogative tipicamente contrattuali. Nel decreto legge sostegni bis si è intervenuti in tema di mobilità, estendendo il vincolo triennale della mobilità a tutti i docenti che dovessero ottenere la mobilità su domanda volontaria e ai docenti neoassunti; Si è introdotto l’obbligo di svolgere, come se fosse didattica ordinaria, i corsi di recupero degli apprendimenti a partire dal prossimo 1 settembre; il Ministro Bianchi, dando seguito al comma 961 della legge di bilancio 2021, avrebbe previsto l’obbligo di frequenza di un corso di formazione di 25 ore per i docenti senza titolo di specializzazione sul sostegno che abbiano nelle loro classi studenti con disabilità, proprio su temi legati all’inclusione e alla disabilità.
In buona sostanza sono tutti provvedimenti che vanno a minare l’accordo stipulato recentemente con i sindacati, con il rischio che anche il rinnovo del contratto della scuola possa incominciare in salita e con evidenti difficoltà.
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