Per il ministro dell’Istruzione la questione del rinnovo contrattuale “va discussa in maniera collegiale, all’interno del governo”, ma la scuola parte con un punto di vantaggio.
Le parole del responsabile del Miur arrivano il giorno dopo la sentenza del tribunale di Roma, che ha chiesto alla presidenze del Consiglio e all’Aran di aprire le trattative del rinnovo dei contratti del comparto della conoscenza
Giannini ha detto di “condividere le indicazioni dei tempi date dal ministro Madia” secondo la quale bisogna aspettare la legge di stabilità per poter individuare le risorse. Poi però ha tenuto a dire che “la scuola parte comunque con un punto di vantaggio. Con la Buona Scuola sono stati di fato introdotti incrementi stipendiali, sia per tutti (card per l’aggiornamento dei docenti) sia con la quota del merito, uno dei punti centrali della riforma, per la quale sono stati messi a disposizione 200 milioni l’anno. Penso dunque che quando si arriverà al tavolo di contrattazione – ha concluso – ci sarà una base molto importante di partenza”.
Il ministro ha avuto modo di parlare anche delle supplenze: “il fenomeno dell’instabilità dei primi tempi è stato enormemente ridotto”, ha assicurato, sminuendo in tal modo le dichiarazioni di alcuni sindacati che parlano di caos delle supplenze. “Una semplice comparazione di quello che avveniva gli scorsi anni e di quello che è accaduto quest’anno fuga ogni dubbio – ha detto il ministro a margine di un convegno sulla Prima guerra mondiale – sulla situazione delle supplenze. Finora venivano sempre assegnate dopo l’inizio dell’anno scolastiche, quest’anno sono state attribuite tutte entro l’otto settembre, salvo qualche caso isolato”.
Il ministro ha quindi ricordato che il numero degli insegnanti prima della Buona Scuola era 750 mila, arriviamo a 100 mila in più a potenziamento realizzato, quindi si toccherà quota 850 mila. L’incidenza delle supplenze era del 12%, quest’anno arriviamo al 10% e l’anno prossimo verranno dimezzate”.
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Dai sindacati maggioritari non sono giunte repliche. Che è invece arrivata dall’Anief, secondo cui “oggi, per bocca del ministro Giannini, si è finalmente capito chi aveva ragione. Siccome la matematica non è un’opinione, significa – osserva il sindacato – che a fronte di un milione di dipendenti della scuola, ben 100mila continuano ad essere supplenti. Ed è esattamente la cifra che il sindacato aveva indicato due mesi fa. Si tratta di una cifra altissima, in linea con il passato. E che, come gli altri anni, produrrà un inizio di anno scolastico caotico e all’insegna del ‘balletto'” delle cattedre”.
“Per noi l’ammissione odierna del ministro dell’Istruzione – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – equivale a una resa delle armi. Perché significa che la riforma della scuola ha fallito il suo obiettivo”. “Giannini, anziché esaltarsi, farebbe bene a fare un passo indietro: questi numeri dimostrano che non è in grado di gestire il Miur“.
L’Anief ha anche criticato il ministro per i contratti. “Sul mancato adeguamento stipendiale dei docenti della scuola, il Governo continua a stare fermo. Perché le parole di apertura espresse oggi dal ministro dell’Istruzione, alla luce della sentenza del tribunale di Roma, che ha chiesto alla presidenze del Consiglio e all’Aran di aprire le trattative del rinnovo del contratto della scuola, non contengono nulla di nuovo: primo – spiega il sindacato – perché i 500 euro annui in busta paga per l’aggiornamento dei docenti non rappresentano alcun ‘incremento stipendiale’, come invece vorrebbe far credere Giannini; in secondo luogo, perché quello introdotto con ‘la quota del merito, uno dei punti centrali della riforma, per la quale sono stati messi a disposizione 200 milioni l’anno’, rappresenta solo un’applicazione del Decreto Legislativo 150/09, voluto dall’allora ministro Renato Brunetta: un decreto che ha legato gli incrementi in busta paga con il livello delle performance professionali, in perfetto stile aziendale”.
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