Il ministro Marianna Madia l’ha detto chiaramente: “Il prossimo rinnovo dei contratti pubblici dovrà essere destinato a sostenere gli stipendi più bassi”.
Cosa significa nel concreto che i soldi dei contratti saranno destinati soprattutto a incrementare gli stipendi più bassi?
Il ministro Madia ha posto anche un tetto preciso: niente aumenti per chi sta già sopra i 26mila euro e pochi soldi per chi sta sotto.
Se il calcolo viene fatto sull’intero comparto del pubblico impiego la platea dei dipendenti al di sotto dei 26mila euro potrebbe attestarsi, più o meno, sui 2 milioni di unità e quindi l’aumento potrebbe arrivare a 150 euro lordi all’anno.
Nella scuola ne beneficerebbero tutti gli Ata (ad eccezioni dei DSGA) e i docenti con meno di 15 anni di anzianità. Per i docenti meno giovani non si sarebbero dunque aumenti.
D’altra parte, fa intendere il ministro Giannini, gli insegnanti dovrebbero essere già contenti: quest’anno hanno avuto il bonus per l’aggiornamento (500 euro netti in tutto) che corrisponde di fatto a circa 50 euro lordi mensili; senza considerare, aggiunge sempre il Ministro, che ci sono anche i 200 milioni di euro destinati a “premiare” gli insegnanti che lavorano meglio e di più.
Per i dirigenti scolastici, invece, si allontenerebbe ancora la sospirata equiparazione con le altre dirigenze pubbliche.
A conti fatti i docenti che potranno accedere agli aumenti saranno non più di 250mila docenti, tutti gli altri dovrebbero essere felici di avere già oggi uno stipendio di “ben” 26mila auro.
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