Nel presentare i risultati e le linee di innovazione per la contrattazione collettiva, il nuovo modello contrattuale e la riforma del pubblico impiego il Ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta ha annunciato che nello stipendio di febbraio i dipendenti pubblici dei Ministeri, delle Agenzie fiscali e della Scuola troveranno l’aumento contrattuale (70 euro lordi in media) e l’arretrato del mese di gennaio (60 euro): a seconda del livello retributivo e della anzianità maturata insegnanti e Ata si ritroveranno in busta paga una somma variabile dagli 80 ai 190 euro lordi; dal mese di marzo, esaurito l’ “effetto arretrati”, l’aumento varierà dai 45 euro lordi (collaboratori scolastici al primo livello stipendiale) ai 105 euro dei direttori dei servizi che sono giunti al termine della carriera. Cifre, beninteso, al lordo delle ritenute fiscali.
Nel corso della conferenza stampa Brunetta ha rivendicato l’ottimo risultato raggiunto: “Per la prima volta dal 1993 (anno di entrata in vigore della riforma che ha introdotto la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego), è stata chiusa la maggioranza dei contratti entro il primo anno della scadenza del biennio contrattuale”.
Ma non solo.
Ma non solo.
Nel corso del 2009, il Governo recupererà, per la contrattazione collettiva, circa 190 milioni di euro dai tagli ai fondi unici di amministrazione e ben 530 milioni di euro dalla disapplicazione delle leggi speciali per il 2009.
“L’intero ‘pacchetto salariale’ varato dal Governo – fanno sapere dal Dipartimento della Funzione Pubblica – comporta una crescita delle retribuzioni dei dipendenti pubblici stimata al 3,8% nel 2008 e al 3,4% nel 2009”.
“Il biennio 2008/2009 – aggiungono – si chiuderà con un aumento a regime, rispetto al 2007, del 6,9 % al netto, e del 7,3 % al lordo degli arretrati”.
Insomma, secondo Brunetta, quello sottoscritto a dicembre fra Aran e sindacati del comparto scuola è un buon contratto.
Ovviamente non è di questo parere Flc-Cgil che proprio in questi giorni pubblica nel proprio sito un accurato e puntiglioso documento che dimostra come l’ultimo contratto preveda aumenti inferiori del 30% rispetto a quelli ottenuti con l’accordo precedente. E proprio per questo Flc, che non ha firmato il contratto, sta promuovendo in tutta Italia un referendum fra i lavoratori della scuola.