L’una tantum da 400-500 euro lordi per il biennio 2016-2017, previsti dalla Legge di Bilancio, la dice lunga sulla pochezza degli arretrati che prenderanno i dipendenti pubblici, quindi pure i docenti e il personale Ata.
A dirlo, lunedì 6 novembre a Radio Cusano, è stato il nostro direttore, Alessandro Giuliani, nel corso della rubrica “L’angolo del direttore”.
“Le notizie che giungono sulla consistenza degli aumenti – ha detto – non faranno piacere ai lavoratori statali, almeno quelle degli arretrati, perché alla resa dei conti si tratta di un forfait netto di 200-300 euro, sempre con i mutamenti del caso, dovuti all’anzianità e alla fascia professionale di collocazione”.
Anche sull’aumento effettivo che arriverà da gennaio 2018, non è il caso di fare salti di gioia. “Gli 85 euro, sempre lordi, – ha detto ancora Giuliani – non dovrebbero andare a tutto il personale perché probabilmente la copertura non è sufficiente. Ad ogni modo, sulle modalità da adottare, deciderà il tavolo contrattuale che farà seguito all’incontro preliminare del 9 novembre. Un incontro, quest’ultimo, che non si preannuncia particolarmente proficuo, visto che all’Aran saliranno decine di sindacati: siccome ognuna porterà le proprie istanze e proposte, anche contrapposte, come si può pensare che la parte pubblica possa tenerle tutte in considerazione?”.
Durante la puntata del 6 novembre, si è parlato anche dei pensionamenti, la cui soglia d’accesso è destinata ad arrivare 67 anni dal 1° gennaio 2019: “si è passati da un eccesso all’altro – ha detto il direttore – con i sindacati che ora auspicano la possibilità di aggiungere alle deroghe, per anticipare 3 anni e mezzo l’uscita dal lavoro, anche le donne con figli. Un’eventualità che riguarderebbe da vicino il mondo della scuola, dove l’81% dei docenti è donna. Il Governo sta però prendendo tempo, perché attende la presentazione di tutti gli emendamenti alla Legge di Stabilità: come al solito, comunque, è un problema di risorse”.
La redazione di Radio Cusano Campus ha affrontato, infine, il caso della grazia concessa dal Capo dello Stato all’ex preside del Convitto dell’Aquila, all’epoca del crollo per via del terremoto del 2009, cui sono stati comminati 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici: “solo quest’ultima – ha sottolineato Giuliani – è la pena che Mattarella ha estinto, permettendo probabilmente i dirigente scolastico di tornare a fare il capo d’istituto nella sua regione d’origine, il Friuli, mentre il reato penale dovrebbe rimanere in vita”.
“Lo sconterà facendo volontariato, come ha fatto dopo un mese e mezzo dal suo arrivo in carcere, nel novembre del 2015. La vicenda – ha concluso il giornalista – fa comunque riflettere su un dato: i presidi pagano in prima persona, perché le strutture scolastiche non sono sicure e in certi casi crollano; mentre i proprietari delle scuole, gli enti locali, continuano ad avere molte meno responsabilità dirette sulle possibili inadempienze e sui mancati interventi”.
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