Tra pochi giorni i docenti e il personale Ata della scuola pubblica riceveranno degli stipendi maggiorati: con la mensilità di dicembre e la tredicesima arriverà anche l’una tantum che varia tra gli 800 euro e i 1.500 euro lordi per i docenti e i Dsga, a seconda dell’anzianità di carriera, un po’ meno per gli amministrativi, i tecnici e i collaboratori scolastici. In pratica, è una quota cumulativa per il mancato rinnovo contrattuale degli anni 2022 e 2023. Poi, da gennaio, si passerà per tutto il 2024 all’anticipazione mensile di 6,7 volte l’ammontare dell’indennità annuale, pari a 40-50 euro netti.
Ma c’è da essere contenti oppure si tratta di somme dovute ma inadeguate poiché nel frattempo il costo della vita è aumentato in modo esponenziale?
Per il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara il “bicchiere” è decisamente mezzo pieno: il numero uno del dicastero bianco sostiene che “con lo stanziamento complessivo di 5 miliardi in legge di Bilancio per il rinnovo degli statali” il Governo ha posto “le premesse per far arrivare un aumento ancora più significativo nel 2024” quando potrebbe arrivare il rinnovo del Ccnl dell’ultimo triennio.
Meno entusiaste sono invece le reazioni dei sindacati. Gli aumenti stipendiali di fine 2023, sottolinea Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua, non sono “una concessione ma solo di un’anticipazione che comunque verrà riassorbita al momento della sottoscrizione del contratto nazionale relativo al triennio 2022-2024”.
Inoltre, c’è il problema dei precari, che sembrerebbero esclusi dall’una tantum di fine 2023 (mentre avrebbero accesso all’indennità mensile a partire da gennaio), eppure, prosegue il leader della Uil Scuola, i supplenti “avrebbero diritto allo stesso modo di incentivi economici dal momento che contribuiscono in larghissima misura, al pari del personale di ruolo, a garantire la funzionalità delle scuole”.
Secondo D’Aprile, in definitiva “queste anticipazioni non sono assolutamente sufficienti in quanto servono investimenti strutturali e duraturi nel tempo a partire dalla prossima Manovra che tenga anche conto delle tante rivendicazioni che stanno mobilitando, in questi giorni, il paese: retribuzioni adeguate al costo della vita, fiscalità, evasione, pensioni, sicurezza”.
Per la Uil Scuola, in definitiva, c’è poco da stare allegri: prima di Natale, i dipendenti della scuola avranno in media “576,93 euro, cifra netta calcolata facendo la media dei diversi profili, dal collaboratore al dirigente scolastico”.
Anche il coordinatore della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio, conferma che entro due settimane “arriverà un arretrato lordo tra i 700 e 1.200 euro a seconda dell’anzianità; bisogna detrarre le ritenute previdenziali e fiscali, quindi scendiamo tra 500 e 700 euro netti”.
Al Fatto Quotidiano la segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, dice che è un “bene avere subito più soldi in busta paga, ma si tratta di un’una tantum e non ancora del rinnovo del contratto per il triennio 2021/23, che oltretutto sta già concludendosi. In Legge di bilancio ci sono altri tre miliardi per quel rinnovo, l’obiettivo deve essere quello di aprire al più presto il negoziato”. Anche se prima, ormai è questione di giorni, al massimo qualche settimana, si dovrà chiudere definitivamente l’accordo (con 20 euro lordi medi aggiuntivi a dipendente e le regole concordate a metà luglio) sul Ccnl 2019/21.
Più severo appare il giudizio di Gianna Fracassi, segretaria nazionale Flc-Cgil, secondo cui gli aumenti di fine anno “fanno l’effetto di regalie per nascondere il fatto che non si aprono le trattative per il rinnovo del contratto e non si stanziano risorse adeguate per avere, almeno, il recupero dell’inflazione brutale ormai arrivata al 18%”, sottolinea Fracassi.
L’Anief, infine, è pronta a passare la “pratica” in tribunale, dove andrà a presentare un doppio ricorso: uno per tutti, uno specifico per i supplenti. Il sindacato guidato da Marcello Pacifico spiega che “per coprire il +16% di inflazione dovevano essere 4.000″ gli euro collocati nella busta paga di dicembre.
Insomma, sembra proprio anche quest’anno Babbo Natale per i lavoratori della scuola arriverà con dei doni un po’ “risicati”.