Recentemente Luigi Gallo, deputato del M5S inserito nel comitato nazionale Istruzione e Cultura del M5S, ha presentato una interrogazione parlamentare a risposta sul gravoso problema dei mancati aumenti stipendiali di docenti e personale Ata.
Al Ministro dell’istruzione, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
gli stipendi negli ultimi tre lustri abbiano subito un solo aumento del 3,5 per cento nel 2018, laddove l’inflazione nel periodo è stimata a più 20 punti percentuali. In merito la Commissione europea, nelle previsioni di primavera, ha fatto sapere che il tasso di inflazione in Italia sfiorerà il 6 per cento nell’anno corrente, attestandosi al 5,9 per cento, due punti percentuali in meno della media dell’eurozona, per raggiungere poi una media del 2,3 per cento nel 2023; si tratta di dati allarmanti e in rialzo considerato che nello scorso febbraio, la stessa Commissione, stimava un tasso di inflazione al 3,8 per cento nel 2022, per poi scendere all’1,6 per cento nel 2023;
per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, secondo i calcoli sindacali, si rileva che gli aumenti sarebbero di appena 10-12 euro netti, con la discriminante che lo stesso risulta escluso dal bonus cosiddetto «carta del docente», previsto dall’articolo 1, comma 121, della legge n. 107 del 2016 («Buona Scuola»), che consiste nell’istituzione della carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche, confermato dalla legge di bilancio;
il 7 giugno 2022 riprende la trattativa per il rinnovo contrattuale: l’Aran ha infatti convocato i sindacati per la ripresa degli incontri, in forte ritardo sui tempi, dato che ci si siederà al tavolo per gli accordi relativi al triennio 2019-2021, tema sul quale i sindacati hanno scioperato il 30 maggio –:
se il Governo non consideri importante adottare iniziative per estendere il bonus formazione «carta del docente» a tutto il personale Ata;
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per rimettere alla contrattazione collettiva i temi della formazione;
se, nell’ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, non si intenda rispondere al caro vita per il corpo scolastico con un cospicuo investimento in termini di risorse per gli aumenti dei prossimi contratti, in un percorso che conduca le retribuzioni del personale scolastico alla media europea.
Quando il Governo Gentiloni nel 2018 rinnovò il Contratto scuola dopo un blocco quasi decennale, con una somma superiore agli 85 euro lordi e mensili, l’On. Di Maio, che allora era nel M5S, fu molto chiaro ed esplicito nelle sue dichiarazioni: ”Dobbiamo prima di tutto adeguare gli stipendi dei docenti italiani alla media europea e garantire la valorizzazione della loro professionalità, anche con il rinnovo contrattuale e la retribuzione delle ore di formazione e aggiornamento. La professione docente deve tornare ad avere il prestigio che gli è stato sottratto, anche attraverso una stabilizzazione dei precari storici”.
Sulla riforma della Buona Scuola l’ex leader del M5S così si era espresso: ”La riforma Renzi non ha nulla di buono. La smantelleremo partendo proprio da quelle misure che hanno trasformato la scuola in un’azienda: i super-poteri ai presidi, la chiamata diretta dei docenti, il bonus premiale e la card formazione per i docenti che è più una mancetta elettorale”.
In buona sostanza l’ex leader del M5S, oggi uscito dal Movimento creato da Grillo e confluito insieme all’ex Ministra Azzolina nel movimento Insieme per il Futuro, irrideva l’aumento stipendiale dell’allora Ministra Valeria Fedeli, ma poi, quando al Ministero dell’Istruzione c’era Lucia Azzolina, nulla è stato fatto per adeguare gli stipendi dei docenti e del personale Ata.
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