Tra dicembre e gennaio i dipendenti scolastici dovrebbero percepire circa 200 euro in più al mese. Oltre ai 20 euro medi che dovrebbero arrivare dalla firma definitiva all’Aran per il rinnovo contrattuale 2019/21 già concordato a luglio, sono previste altre operazioni: dal taglio ulteriore del cuneo fiscale (almeno 60 euro), confermato in manovra per chi riceve stipendi bassi (una costante nella scuola), all’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, sino al via libera per un’indennità di vacanza contrattuale maggiorata, per combattere l’inflazione pari a circa altri 100 euro medi, da applicare fino a quando non si arriverà alla definizione del Ccnl 2022/24.
Si tratta di un aumento congruo con le necessità del personale scolastico? Basteranno questi soldi o sono pochi spicci che non faranno chissà quale differenza? Si tratta comunque di un segnale positivo? La Tecnica della Scuola vuole raccogliere l’opinione dei propri lettori sulla tematica.
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Senza entrare nel merito delle cifre, il 25 ottobre il ministro per l’Istruzione Giuseppe Valditara ha confermato che “nella nuova finanziaria si proseguirà il discorso sugli investimenti per gli stipendi dei docenti”.
Valditara ha ricordato che “abbiamo chiuso lo scorso novembre un contratto che da anni era in standby, abbiamo chiuso con un maggiore aumento, oggi ci sono 5 miliardi di euro per il personale statale, una parte importante è destinata al personale della scuola”.
Quindi, il numero uno del dicastero dell’Istruzione ha tenuto a dire che “a dicembre contiamo di fare avere il primo anticipo (si va da circa 700 a 1.200 euro ndr) e a questo si aggiungerà il taglio del cuneo fiscale, quindi prevedo fondi significativi per il personale del mondo della scuola”.
Per Valditara, ovviamente fiero del lavoro del suo Governo, tutto questo è “testimonianza di attenzione perché l’autorevolezza dei docenti passa anche dal recupero del potere d’acquisto“.
Valditara nelle ultime ore ha poi parlato esplicitamente di maggiori risorse, “sensibilmente maggiori rispetto ai 124 euro”. Per ora, però, di sicuro non c’è ancora nulla anche se comunque la legge di bilancio prevede risorse specifiche per il rinnovo dei contratti pubblici del triennio 2022/2024.
Ma i conti precisi si potranno fare a manovra conclusa, perché una parte dei soldi stanziati verranno usati da subito per erogare a tutti i dipendenti pubblici l’indennità di vacanza contrattuale che finora è stata sempre molto modesta (10-20 euro mensili al massimo) e che per il 2024 sarà invece di quasi 7 volte superiore.
C’è però chi osserva che in questo modo si riducono oltre misura gli spazi contrattuali ma c’è anche chi sostiene che di fatto una quota non indifferente degli aumenti contrattuali è quasi sempre predeterminata e che la contrattazione fra Aran e sindacati può “spostare” solamente cifre piuttosto modeste.
Per intanto resta il fatto che il contratto firmato il 14 luglio scorso non è ancora stato registrato dagli organi di controllo e, per il momento, non si parla ancora di firma definitiva, con il risultato che diversi benefici previsti dall’intesa estiva (per esempio i permessi estesi anche al personale con contratto a tempo determinato) non sono ancora effettivi.
I sindacati della scuola hanno commentato: per la Cgil “la scelta unilaterale dell’anticipo spacca in due il mondo del lavoro pubblico tra chi lo percepirà e chi no e rappresenta un’evidente violazione dell’autonomia negoziale delle parti”.
Del tutto politica è la critica della Flc-Cgil che osserva: “Non possiamo non rilevare che la metà delle risorse disposizione viene di fatto erogata con un atto unilaterale, dando così un ulteriore colpo alla contrattazione. Un andazzo inaccettabile e da superare una volta per tutte”. Osservazione che già noi avevamo fatto fin da subito ma che potrebbe anche interessare poco il personale della scuola: con gli ultimi contratti, infatti, la quasi totalità delle risorse è stata usata per riconoscere al personale un aumento percentuale uguale per tutti. Di fatto l’ultima tornata contrattuale è durata un paio d’anni, limitandosi, in conclusione, a decidere su poche centinaia di milioni, mentre il “grosso” del piatto è stato distribuito secondo criteri puramente matematici.
Al contrario la Cisl considera “Importante anche l’anticipazione prevista di 2 miliardi da erogare fin dal dicembre 2023” anzi rilancia affermando che sarebbe necessario “realizzarla quanto prima e, possibilmente, fin dal mese di novembre”.
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