Mentre il popolo della scuola ritiene inadeguati gli aumenti in arrivo per il rinnovo contrattuale, dai sindacati continuano a giungere commenti alterni. Anche in seno alle stesse sigle.
La Flc-Cgil, ad esempio, sino all’ultimo ha ritenuto che la Legge di Stabilità contenesse delle risorse inadeguate per poter incrementare in modo equo gli stipendi: il 15 dicembre è scesa anche in piazza a Montecitorio, per attuare un’assemblea pubblica assieme agli altri sindacati Confederali e lo Snals: “L’obiettivo che ci poniamo – hanno detto nell’occasione i segretari generali – è ottenere nella legge di Bilancio, in discussione alle Camere, risorse aggiuntive per la scuola, da investire anche nel rinnovo contrattuale”.
Nella Legge approvata gli incrementi richiesti, almeno a livello stipendiale, non sono arrivati. Ora, però, da parte del segretario confederale della Cgil, Franco Martini, giungono dichiarazioni positive sui contratti che si stanno per chiudere: “E’ un risultato positivo e apprezzabile, sapendo da quale ristrettezza economica si partiva: è stato fatto un buon lavoro, dalla salvaguardia degli 80 euro, all’incremento degli 85 euro, agli arretrati”, ha detto il segretario confederale riferendosi al primo contratto sottoscritto per gli statali.
Martini ha sottolineato che dietro c’è stato “un lungo lavoro, una mobilitazione che ha portato all’accordo del 30 novembre del 2016. E ancora iniziative di categoria e confederali”. Insomma, aggiunge, “c’è stata determinazione ed equilibrio, anche con l’Aran”.
Il lavoro fatto, spiega Martini, avrà ripercussioni anche sulla Scuola: “apre le prospettive anche per gli altri comparti, a cominciare da quello della conoscenza, che include la scuola: il tavolo è stato fissato per il 2 di gennaio”, ha sottolineato.
Per il sindacalista si tratta, indubbiamente, del settore “più difficile, perché mettiamo insieme mondi diversi, che prendono anche la ricerca. Ed è impensabile – mette in guardia – che non ribalzino al tavolo un po’ delle valutazioni che noi abbiamo rispetto alla Buona scuola, a cominciare dall’alternanza scuola-lavoro”.
Un punto, comunque, rimane fermo: gli aumenti sono quelli. Rimane da capire se i lavoratori devono essere felici o protestare.
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