Ormai mancano pochi giorni: a partire da settembre si inizierà a parlare concretamente del rinnovo del contratto di lavoro del personale della scuola.
La questione che più di altre interesserà docenti e personale Ata sarà certamente quella stipendiale. E’ da mesi che si parla di aumenti medi di 85 euro, ma, come abbiamo già avuto modo di ricordare, bisognerà anche fare i conti con il “bonus” di 80 euro che riguarda una certa fetta di stipendi: sugli stipendi prossimi ai 24mila euro l’aumento di 85 euro potrebbe comportare infatti la perdita del bonus.
Da qualche giorno è emersa anche un’altra possibilità e cioè che lo stanziamenteo della Carta del docente (poco più di 350 milioni di euro) venga utilizzato per incrementare le risorse contrattuali.
Per orientarsi fra tutti questi numeri, e per valutare correttamente le diverse ipotesi, è bene disporre di alcuni dati.
Intanto va chiarito che quando si parla di “risorse contrattuali” si fa sempre riferimento a importi “lordo Stato”: questa espressione significa semplicemente che l’importo in questione comprende anche i contributi previdenziali e sanitari a carico dello Stato che incidono esattamente per il 32,7%. Per esempio 85 euro “lordo Stato” corrispondono a circa 64 euro effettivi, il cosiddetto “lordo dipendente”e cioè la somma che spetta effettivamente al lavoratore e sulla quale vanno però calcolate ancora ulteriori trattenute.
Dai 65 euro, infatti, vanno detratti l’8,80% di contributi previdenziali a carico del dipendente e alcune altre trattenute (il cosiddetto “fondo credito” per esempio) che incidono complessivamente per un 11% circa. Quindi i 64 euro si assottigliano ancora e arrivano a 57.
{loadposition carta-docente}
A questo punto, poi, ci sono le ritenute erariali, cioè l’Irpef che varia a seconda dello stipendio complessivo del dipendente e le addizionali regionali e comunali. Nel concreto, per la maggior parte del personale gli aumenti saranno tassati al 27%, mentre per coloro che godono di uno stipendio più elevato si arriva ad una tassazione del 38% (si tratta in pratica dei docenti di scuola secondaria con più di 20 anni di servizio).
A conti fatti i 57 euro si riducono a 42 (per chi ha uno stipendio maggiore si può scendere addirittura a 36.
Se poi si conteggiano anche le addizionali l’importo può scendere ancora di 2 o 3 punti perventuali.
Sono numeri sgradevoli, ma è bene conoscerli per evitare illusioni e aspettative sbagliate.