I lettori ci scrivono

Aumenti stipendiali: dalle parole ai fatti

Nonostante il quadro di generale contenimento della spesa sono state stanziate risorse ad hoc per la scuola, grazie al lavoro portato avanti dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il quale ha ottenuto per il contratto 22/24 un incremento del 6% complessivo rispetto al precedente pari al 5,78 e, mai successo prima, stanziamenti nella misura di 1.755 milioni di euro per la tornata contrattuale del 2025, 3.550 milioni di euro per quella del 2026 e 5.550 milioni di euro annui a decorrere dal 2027.

Dopo 11 anni – caratterizzati da stipendi bloccati – ecco che finalmente arrivano incrementi retributivi a regime corrispondenti al 5,4% e con il taglio del cuneo fiscale fino a 40 mila euro lordi tutto il personale della scuola potrà usufruire di un aumento stipendiale pari al 6/7%.
Come si suol dire “dalle parole ai fatti”. Appena insidiato come Ministro dell’Istruzione e del Merito, Valditara ha sempre espresso a chiare lettere la volontà di aumentare gli stipendi al personale della scuola, sottolineando la sua grande considerazione nei confronti dei docenti.
A tal proposito si ricorda quanto da lui detto il 5 ottobre 2024 in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti: “Oggi celebriamo in Italia e nel mondo la figura dell’insegnante, autentico professionista della conoscenza, protagonista di una didattica che sa trasmettere a ogni giovane saperi e valori, entusiasmo e fiducia. In una scuola che deve essere sempre più il pilastro della crescita civile e sociale. A tutti i docenti vanno i miei più sentiti ringraziamenti, per la loro passione, che sperimento quotidianamente visitando le nostre scuole, per la loro professionalità, per il loro lavoro prezioso, al fianco dei nostri giovani nella delicata e straordinaria avventura che è la costruzione del loro futuro”.

Se qualcuno anche in questo caso dovesse dire che si sarebbe potuto fare di più, sarà opportuno ricordare quanto diceva Carl Gustav Jung: “Pensare è molto difficile, per questo la maggior parte della gente giudica”.


Luciano De Giorgio

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