“L’aumento di 85 euro dovrebbe coinvolgere anche i dipendenti della scuola: è impensabile che dopo sette anni di blocco vengano esclusi. Ma i soldi non arriveranno tutti subito”.
La previsione è del nostro direttore, Alessandro Giuliani, interpellato sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici nel corso della rubrica “L’angolo del direttore”, andata in onda il 28 novembre su Radio Cusano Campus.
“Da una verifica dei fondi inseriti nella Legge di Stabilità e gli importi necessari per incrementare gli stipendi di un milione di docenti e Ata della Scuola, risulta un gap, in negativo, non indifferente”, ha detto Giuliani.
“Un compromesso fattibile potrebbe essere quello di approvare gli aumenti di 85 euro, anche a livello di singolo lavoratore e non come dice la Funzione Pubblica come media di tutti i comparti, ma ‘spalmandoli’ su un biennio. In modo da finanziare la parte restante con la prossima Legge di Stabilità”.
“È chiaro che si tratterebbe di una soluzione ‘ponte’, funzionale al ministro Marianna Madia, che vuole assolutamente chiudere il discorso rinnovo del contratto prima del referendum del 4 dicembre. Ma anche ai sindacati, che sanno bene di avere in mano un’arma in più in questi giorni pre-referendum”.
Ma docenti e Ata come la prenderebbero? Reputerebbero adeguata la proposta accettata dai sindacati? Giuliani ritiene di no. “A leggere le reazioni avute sinora alla bozza di accordo – risponde il nostro direttore – riteniamo che c’è una parte consistente, ad iniziare dall’ala più a sinistra della Cgil, che reputa inadeguata l’offerta del Governo. E, a dire il vero, non possiamo dargli torto. Perché negli ultimi sette anni, il potere d’acquisto dei loro stipendi è sceso terribilmente, sino ad essere superato pure dall’inflazione. Avere oggi, anzi probabilmente nell’arco di un biennio, 50 euro di aumento netto in busta paga, perché è questo che si profila, non cambia la sostanza: le buste paga dei nostri docenti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici rimarranno comunque tra le più magre dei paesi moderni”.
Durante la trasmissione, si è parlato anche del coding alla primaria (“polemiche a parte – ha detto il direttore – riteniamo corretta la scelta del Miur di investire 65 milioni di euro, più 35 rivolti alla secondari, per implementare delle competenze che i nostri giovani devono necessariamente possedere in mondo sempre più globalizzato e digitale-interattivo”) e dei problemi connessi all’avvio della carta docente da 500 euro attraverso la nuova modalità del “borsellino elettronico”: su quest’ultimo punto, Giuliani ha spiegato che “dopo un primo impatto non del tutto positivo, soprattutto per le difficoltà per l’acquisizione dell’identità digitale, abbiamo sperimentato e illustrato ai nostri lettori che si tratta di passaggi fattibili in modo sufficientemente agevole, anche per quella parte di docenti, su 740mila di ruolo che hanno diritto alla card, ancora non sufficientemente informatizzati: secondo noi, potranno farcela, senza patemi, magari facendosi affiancare da un collega più esperto”, ha concluso il direttore della Tecnica della Scuola.
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