Gli 80 euro in più al mese che il Governo Renzi vorrebbe far arrivare agli stipendi dei dipendenti della scuola, docenti e Ata, che percepiscono meno di 1.500 euro al mese, attraverso un taglio significativo di Irpef e Irap, rappresentano uno sforzo irrisorio che andrebbe a costituire una sorta di incremento minimo sindacale. Lo sostiene l’Anief, dopo aver appreso della volontà del presidente del Consiglio di introdurre l’aumento stipendiale nel prossimo mese di maggio. Questo ‘obolo’, infatti, non cambierà di molto la posizione dell’Italia in tema di stipendi ai suoi docenti, che ci vede tra gli ultimi posti dell’area Ocde.
“Se si fosse firmato il contratto, invece ancora bloccato, – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ne sarebbero arrivati almeno il quadruplo, considerati gli arretrati per gli anni precedenti durante il blocco contrattuale a partire dal 2010”.
“Quello che vuole dare il nuovo Esecutivo – continua il sindacalista – rappresenta quindi l’ennesima elemosina nei confronti dei dipendenti pubblici, i cui stipendi sono rimasti sotto tre punti percentuali rispetto all’aumento dell’inflazione. Anzi, quattro punti nella scuola, dove gli aumenti contrattuali disposti dal 2006 fino all’8% dall’ultimo contratto fino al 2009 sono lontani dal 12% sfiorato dall’inflazione nel 2012”.
Anief ricorda anche che a proposito degli scatti stipendiali deve essere ancora trovata la copertura finanziaria. “E meno male – tiene a dire Pacifico – che il piano Cottarelli dopo le denunce dei tagli subiti della scuola negli ultimi anni sembrerebbe risparmiare il comparto dell’istruzione. Anche se fa paura l’idea di far saltare 50.000 posti alle superiori, attraverso l’ipotesi di riduzione di un anno da cui il ministro Stefania Giannini non ha mai preso le distanze”.
“Il problema – conclude il sindacalista – è che il Governo deve smetterla di pensare di dare l’elemosina ai suoi dipendenti. Il diritto agli aumenti contrattuali è scritto nella Costituzione italiana e non è barattabile. Piuttosto di dare un ‘contentino’, si trovino i soldi per sedersi ai tavoli per il rinnovo e si adegui l’indennità di vacanza contrattuale al costo della vita, quando anch’essa sarà bloccata fino al 2017 ai valori del 2009”.