Durissima nota della FLC CGIL contro le scarsissime risorse in legge di bilancio per gli aumenti stipendiali del CCNL scuola 2022-2024. Per il sindacato guidato da Gianna Fracassi, la scuola ma anche l’università, la ricerca e l’Afam, non sono una priorità per il governo così come non lo sono i lavoratori e le lavoratrici della conoscenza.
Dopo le ultime imprecise dichiarazioni del ministro sui salari degli insegnanti, vogliamo ricordare che il governo ha previsto, per il rinnovo del contratto Istruzione e Ricerca 2022-24, risorse per un incremento del 5,78% a fronte di una inflazione cumulata che tocca il 18%. Circa 137 euro lordi su base mensile, un terzo di quanto necessario. Servirebbero – solo per rispondere all’inflazione – 426 euro al mese”. È quanto si legge in una nota della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
“Ricordiamo che il problema è la grande distanza salariale rispetto agli altri paesi europei ma anche rispetto al resto del pubblico impiego, con un differenziale di quasi il 20%. Questa situazione – chiosa il sindacato di categoria – è stata determinata anche da una sconsiderata politica di tagli, di blocchi dei gradoni, delle progressioni di carriera e della contrattazione nazionale, introdotta dall’allora governo Berlusconi che ha congelato gli stipendi per ben 10 anni”.
“Sarebbe bene evitare di sommare le pere con le mele – continua la nota -, la riduzione del cuneo contributivo non è una misura finalizzata al personale della scuola ma riguarda tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati che hanno redditi al disotto dei 35 mila euro.
Già nel febbraio 2018 il problema salariale era un’emergenza che stava molto a cuore alla FLC CGIL, ma il rinnovo del CCNL scuola 2016-2018 oltre a sbloccare una situazione drammatica di vacanza contrattuale durata per lunghi 9 anni, non aveva dato risposte convincenti sul piano economico. L’allora Segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli, intervistato dalla nostra testata disse: “…la buona scuola con il contratto di fatto non esiste più, almeno in materia di relazioni sindacali. Il prossimo contratto si dovrà misurare sul terreno di una ulteriore valorizzazione del personale, sia in ordine alla questione salariale (il contratto recupera solo in parte la perdita del potere di acquisto prodottasi in questi anni) sia in ordine alle condizioni di lavoro e alle materie di contrattazione come ad esempio l’Alternanza scuola lavoro”.
Gli insegnanti si attendevano una risposta al problema degli stipendi bassi con il CCNL 2019-2021 dove la parte economica venne anticipata, rispetto a quella giuridica, nel dicembre 2022. Ma anche in quella circostanza si trattò di un rinnovo con poco più di 100 euro medi lordi mensili di aumento stipendiale.
Adesso siamo arrivati a settembre 2024, mancano poco più di tre mesi alla scadenza del CCNL 2022-2024, contratto nemmeno avviato con un preciso atto di indirizzo, dove siamo fermi a qualche dichiarazione del Ministro Valditara.
La nota del 14 settembre da parte della FLC CGIL sembra mettere fine alle dichiarazioni imprecise del Ministro dell’Istruzione e del Merito, spiegando che le 137 euro messe sul piatto della bilancia sono meno di un terzo di quello che sarebbe realmente necessario.
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