Il direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani è stato ospite a TG Cusano ed è intervenuto parlando di attualità scolastica, tra aumenti di stipendi, attesa per il rinnovo del contratto scuola 2019/2021 e pensioni.
Giuliani ha cercato di fare il riepilogo della situazione, spiegando da dove vengono i 200 euro lordi che dovrebbero ricevere i docenti a breve: “La situazione è anomala. Ricordiamo che tra il 2008 e il 2018 c’è stato un vuoto contrattuale. Nel 2019 abbiamo avuto un rinnovo contrattuale di circa 4 punti percentuali. A dicembre 2022 Valditara ha convocato i sindacati e ha assegnato circa 100 euro per il contratto. Rimane poi una parte residuale che deve essere assegnata frutto dell’accordo dello scorso 14 luglio di circa 20 euro lordi. Questo avverrà probabilmente nel mese di dicembre. Il contratto deve essere ancora ratificato con un accordo sottoscritto all’Aran”.
“I sindacati hanno posizioni diverse, la Uil conferma la volontà di rimanere fuori, la maggioranza firmerà. Poi abbiamo i cosiddetti sgravi fiscali per chi ha compensi annui al di sotto dei 35mila euro, parliamo di circa 70-80 euro a lavoratore. L’incremento più importante è l’indennità di vacanza contrattuale del contratto attuale, 2022-2024. Quella che veniva assegnata in busta paga, attorno ai 10 euro, è veramente esigua; per questo si è deciso che da dicembre verrà dato una somma per il 2022-2023 per i docenti di ruolo e da gennaio si andrà a regime con 100 euro lordi. Il tutto dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 euro lordi di cui tanto si parla. Ad oggi non c’è un investimento di un euro a livello di finanziaria per il prossimo contratto”, ha aggiunto.
Presto ci saranno scioperi che riguarderanno la scuola: ma è giusto andare in piazza? Ecco la risposta del direttore: “Bisogna capire le motivazioni che non possono essere sicuramente solo legate all’aumento stipendiale. La legge di bilancio è una legge in debito, c’è stata un’attenzione per la scuola ma sono molte le questioni su cui intervenire. Pesa l’applicazione della legge Fornero, in Italia un insegnante su tre ha più di 50 anni. Quasi tutti i docenti sono laureati, perché non permettere loro di far valere gli anni di studio senza pagare la tassa per farseli riconoscere?”.
Per il 50 per cento degli insegnanti gli aumenti previsti in busta paga da gennaio 2024 non sono sufficienti: per molti l’inflazione rimane comunque alta, e i 200 euro in più (derivanti da saldi e anticipi contrattuali, più dagli sgravi fiscali), vengono accolti con scetticismo, perchè non farebbero la differenza né colmerebbero il gap rispetto agli altri Paesi. I dirigenti scolastici, invece, credono che si tratti di una notizia positiva. Le indicazioni arrivano da un sondaggio nazionale realizzato dalla testata giornalistica specializzata La Tecnica della Scuola, che ha coinvolto oltre mille lettori.
Gli utenti non si sono solo limitati alle risposte, ma hanno voluto anche lasciare alcune loro considerazioni.
Tra i docenti c’è molto scetticismo. Dalle loro parole si comprende che gli aumenti non sono quelli attesi: “non credo nelle cifre sbandierate”, “tanti proclami e pochi fatti che fanno della scuola e della sanità oltre ad altri enti pubblici un luogo inutile e non un servizio che viene erogato quotidianamente ai cittadini e che in una situazione attuale quanto assolutamente necessario”, “il netto in più sarà una miseria”.
E ancora: “sono quattro spicci rispetto a quello che è il lavoro, il monte ore reale e la folle inflazione dell’ultimo anno. Sono solo gesti di pura propaganda sbandierati in modo grossolano dai mezzi di informazione che falsano la realtà”, “non è abbastanza, se si considerano gli stipendi dei docenti del resto d’Europa”, “è positivo ma è ancora poco per condurre la vita dignitosa, che per me insegnante significa anche avere le risorse per soddisfare i miei bisogni culturali, non solo di sopravvivenza e non solo miei, come stabilisce la Costituzione”, questi alcuni dei commenti.
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