Tra i primi punti del programma elettorale del Partito Democratico, il segretario Enrico Letta ha voluto mettere l’accento sulla questione degli stipendi scuola. Garantire agli insegnanti una formazione continua e riportare gli stipendi in linea con la media europea entro i prossimi cinque anni. Questo uno stralcio del programma dem. Ma come verrà effettuato l’incremento stipendiale? Riguarderà tutta la classe docente o solo una parte, in base al merito, magari sul modello del docente esperto? A chiarirlo la responsabile scuola del Pd, Irene Manzi, nell’appuntamento di Tecnica della Scuola Live dedicato alle elezioni 2022, che dichiara: “L’aumento degli stipendi è un tema universale, riguarda tutti i docenti, non una parte”.
“La riflessione di Letta parte dalla constatazione che ci sia una difficoltà generalizzata della nostra classe docente a ottenere un incremento di stipendio in linea con il resto dei Paesi europei. Si tratta di un tema generale di retribuzione del docente che va affrontato perché non è possibile che non si prenda coscienza di questo”.
In altre parole l’incremento stipendiale non dovrebbe essere legata al merito ma venire attribuita in maniera generalizzata, secondo quanto affermato dalla responsabile scuola del PD. Un chiarimento che sopraggiunge all’indomani del sondaggio della Tecnica della Scuola che ha rivelato un grande scetticismo della classe docente nei confronti della politica e delle promesse elettorali di queste settimane.
I commenti dei partecipanti al sondaggio sono stati feroci: “Il solito insulto all’intelligenza”; “Pura propaganda elettorale, hanno bisogno di voti”; “Ne parleranno, ne parleranno e poi taglieranno ancora dalla scuola senza adeguate un bel niente”; “Partiranno con intenzioni entusiastiche, erogheranno poco e non subito e finiranno con le briciole“.
E ancora: “La classe politica non farà niente. Sono solo promesse elettorali. Con tutte le critiche fatte dal mondo della scuola, l’unico ad aver fatto qualcosa di positivo è stato paradossalmente Renzi: è un dato di fatto di cui bisogna comunque tener conto”. La Buona scuola, la Carta docente, i percorsi Fit evidentemente hanno riscosso l’apprezzamento degli insegnanti.
E c’è chi pensa che le maggiori criticità deriveranno dalle modalità degli aumenti stipendiali e dai criteri di assegnazione: “Sì, ma la destra lo renderà legato al merito = progettificio di gente che non sta mai in classe”.
Qualcuno teme: si tratterà di “aumenti ridicoli col rischio di aumentare il carico di lavoro”.
Sempre Irene Manzi approfondisce il tema precisando che una cosa non escluda l’altra, l’incremento generalizzato degli stipendi non esclude che si debba lavorare anche alla progressione di carriera. “C’è anche un secondo tema che è quello relativo alla carriera del docente. Ci siamo confrontati tanto su questo tema in fase di conversione del decreto legge 36. Ma in qualche modo la crescita della carriera del docente va agganciata alla contrattazione collettiva e al confronto con le parti sociali”.
La carriera docente andrà rimodulata ma all’interno del contratto, quindi. Infine sulla questione del docente esperto e della formazione incentivata, la responsabile scuola del Pd rilancia una vecchia proposta Dem: “Avevamo richiesto un anticipo dello scatto stipendiale legato alla formazione incentivata, ritorneremo su questa idea”.
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