Le dichiarazioni di Camilla Sgambato, responsabile scuole del PD, stanno suscitando vivaci discussioni su Facebook.
L’attenzione dei lettori si sta concentrando soprattutto sulla idea di Sgambato di riconoscere ai docenti un aumento “fino a 2.150 euro netti” all’anno.
Ma quanto è realistica la proposta?
Proviamo a fare qualche calcolo. Intanto la dicitura “fino a 2.150” fa ritenere che l’esponente PD stia pensando a un aumento di 2.150 per gli stipendi più alti; in caso contrario, se la cifra dovesse riguardare tutti e se davvero si volesse far arrivare 2.150 euro netti ad ogni docente servirebbero circa 3 miliardi di euro all’anno.
Facciamo invece l’ipotesi, più probabile, che gli aumenti siano proporzionali agli stipendi attualmente in godimento.
Un calcolo preciso è ovviamente impossibile ma si può fare una simulazione abbastanza attendibile, suddividendo la platea dei docenti in tre fasce: fascia bassa, media e alta.
Un aumento di 1500 euro a 300mila docenti di fascia bassa corrisponderebbe a 450milioni di euro; 1800 euro per la facia media equivarrebbero a 540 milioni mentre 2.150 euro per l’ultima fascia vorrebbero dire 645 milioni. Cifre che, messe tutte insieme, darebbero un conto di un miliardo e 635 milioni; ma questa sarebbe la somma che dovrebbe arrivare nelle tasche dei docenti, mentre la spesa per lo Stato sarebbe decisamente superiore e potrebbe arrivare ad almeno due miliardi e mezzo.
Ma, attenzione, questa spesa riguarderebbe solo i docenti: nel caso di un nuovo contratto del comparto scuola bisognerebbe però considerare anche tutto il restante personale ed il conto potrebbe superare facilmente i 3miliardi.
A questo punto bisognerebbe considerare l’effetto “trascinamento” che un contratto di questa portata potrebbe avere sul resto del pubblico impiego; poichè il personale della scuola rappresenta poco meno di un terzo di tutta la pubblica amministrazione il conto finale per le casse dello Stato arriverebbe a 7-8 miliardi di euro.
Allo stato attuale delle cose è difficile, se non addirittura impossibile, che per il triennio 2019/21, lo Stato riesca a reperire una somma del genere.
A meno che il nuovo Governo non riesca a realizzare un vero e proprio miracolo, decidendo magari di iniziare ad azzerare carta del docente e bonus premiale, che da “valgono” all’incirca 500 milioni di euro. Ma c’è anche chi parla di riduzione del fondo di istituto, dal quale si potrebbero ricavare forse altri 4-500 milioni di euro.
Operazione che però vorrebbe significare pagare il contratto con soldi che, di fatto, sono già nella disponibilità del comparto scuola. Per qualcuno, anzi, si tratterebbe di un vero e proprio “gioco delle tre carte”.
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