Da poco tempo, per fortuna, c’è una grande sensibilità verso i disturbi come l’Adhd, il deficit di attenzione/iperattività, che si manifestano, ovviamente, a scuola in quanto molto hanno a che fare con la capacità di concentrarsi, di studiare, di memorizzare, di, semplicemente, stare in classe.
A portare l’attenzione su questo tema, riportando l’esperienza vissuta sulla propria pelle, è stata l’influencer da più di due milioni di followers su Instagram e conduttrice Aurora Ramazzotti, figlia 26enne del celebre cantante Eros e di Michelle Hunziker.
Quest’ultima ha detto, qualche giorno fa, parlando con i suoi fan registrando alcune storie Instagram, di non essersi trovata bene a scuola a causa di questa condizione: “Ho concluso il liceo nel 2015, quindi ormai otto anni fa. Non sono tanti anni fa, ma sono successe tante cose in otto anni, viviamo in un tempo in cui anche due o tre anni possono fare la differenza”, ha esordito.
“Mi ricordo che quando andavo a scuola io non si parlava affatto del disturbo da deficit di attenzione/iperattività che ultimamente è ovunque sui social, tanto che alcuni se lo autodiagnosticano. Io mi sono resa conto, studiando un testo per memorizzarlo, che non riesco a concentrarmi”, ha ammesso.
Ecco la brutta esperienza a scuola della figlia d’arte: “Sono stata ricatapultata ai tempi del liceo in cui mi sentivo inferiore o non all’altezza degli altri perché non riuscivo a studiare, a concentrarmi. Andavo malissimo a scuola, prendevo sempre insufficienze. La gente mi ha sempre detto che ero semplicemente una lavativa che non aveva voglia di studiare perché ‘se ti applichi ce la fai’. Ma se ci penso le uniche materie in cui andavo bene erano quelle che mi piacevano, in cui mettevo impegno perché mi appassionavano. Ma tutto quello che era pura memorizzazione e studio, anche solo il gesto di sedermi per studiare mi risultava difficile, mi concentravo dieci minuti e non riuscivo”.
“Trovo bello che col tempo siano emersi nuovi strumenti per aiutare, per facilitare queste situazioni. Vedo spesso molte controversie, la gente si lamenta e dice ‘ai miei tempi ti bastonavano e dovevi sopravvivere’. Io non sono d’accordo, perché se hai sofferto tu ieri anche un ragazzino deve farlo oggi?”.
Innanzitutto bisogna capire se effettivamente il disturbo è stato diagnosticato da esperti alla Ramazzotti. Se così fosse, e se ciò fosse stato fatto in tempo, la ragazza avrebbe potuto avere un percorso diverso a scuola? Senza contare le conseguenze psicologiche che ha avuto, e che può avere in ragazzi come lei che si sono trovati nella stessa situazione, un atteggiamento poco stimolante e poco comprensivo da parte degli adulti di riferimento.
L’Adhd, come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, consiste in un disordine dello sviluppo neuro psichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età. La sindrome è stata descritta clinicamente e definita nei criteri diagnostici e terapeutici soprattutto dagli psichiatri e pediatri statunitensi, sulla base di migliaia di pubblicazioni scientifiche, nel “Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders”, il manuale pubblicato dalla American Psychiatric Association utilizzato come referenza psichiatrica a livello internazionale (DSM-IV).
Secondo il DSM, l’Adhd può essere quindi definita come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”. Questi sintomi finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità superiore a quello tipico di bambini della stessa età e livello di sviluppo. I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età.
Su questi argomenti il corso Tecniche per migliorare l’attenzione e la memoria degli studenti, in programma dal 13 aprile, a cura di Marco Catania.
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