“Come vi sentireste a ritrovarvi improvvisamente fuori dalla vostra casa, la casa che è luogo sicuro e protetto, certezza di una vita serena?”.
Lo scrive sul suo blog il sottosegretario alla Salute Davide Faraone, che racconta la storia di disagio di una famiglia di Rovigo, con un bimbo autistico, e lancia un appello per trovare una soluzione ai loro problemi.
L’ex sottosegretario all’Istruzione spiega di essersi posto la domanda subito dopo aver parlato con Carlo, un signore di Rovigo, “papà di un bambino di 4 anni, autistico. Per stare vicino alla famiglia, ha deciso, dopo la scoperta della disabilità del figlio, di lasciare la propria occupazione. Non lavora da tempo. Amalia, sua moglie, lavora invece part-time. I risparmi a poco a poco sono venuti meno e con questo anche la possibilità di pagare un affitto”.
L’autismo del bambino si è trasformato quasi in un dramma familiare: “è una situazione familiare difficile, resa insostenibile da uno sfratto. Mentre ero al telefono con Carlo – continua Faraone – ho pensato a come avrei reagito io di fronte a uno sfratto e mi sono sentito spaesato. Non oso immaginare cosa possa aver provato il bambino, attaccato, per via del suo disturbo, ad abitudini consuetudinarie e a prassi costanti nel tempo”.
Il democratico siciliano, anche lui padre di una bimba con autismo, ripercorre la storia della famiglia che ora rischia di rimanere senza casa. “Vivevano a Rovigo, avevano un tetto. Una famiglia perbene – continua – che, come spesso capita in questi casi, ha dovuto fare i conti con una realtà, l’autismo, che spesso disorienta, fa paura. Un momento di difficoltà che le istituzioni tutte avrebbero dovuto non solo comprendere, ma sostenere per garantire che il piccolo potesse vivere in un ambiente sereno e per stare accanto ai genitori e farli sentire meno soli”.
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In un Paese che tutela i suoi cittadini in difficoltà, sottolinea Faraone, “le istituzioni non abbandonano, ascoltano e individuano soluzioni. Una vera pecca e forse un atto burocratico figlio di una certa superficialità che ha sradicato un bambino che, nonostante tante difficoltà, era riuscito ad inserirsi in un contesto sociale e scolastico che lo aveva saputo accogliere, con ottimi risultati, come sostengono i medici che lo seguono”.
“Purtroppo – aggiunge Faraone – c’è stata qualche disattenzione di troppo che ha costretto l’intera famiglia a trasferirsi come ospiti da parenti, con la conseguenza che il bambino ha perso ogni punto di riferimento: la sua casa, la sua scuola, i compagni di classe. Chi conosce l’autismo sa quanta importanza riveste la “continuità” degli affetti e degli spazi”.
Tra i riferimenti persi ci sono, ovviamente, anche i docenti, di sostegno e curricolari. E anche questo non può far bene alla psiche del bambino.
“Ho parlato con Carlo, ho espresso la mia solidarietà, ma questo non mi ha fatto sentire meglio perché so che non basta. Ho conosciuto una persona con una grande dignità, che non chiede privilegi o corsie preferenziali, semplicemente che gli sia data una possibilità per ritornare ad occuparsi della sua famiglia con il proprio lavoro. Molte le offerte di aiuto da parte di privati, ma Carlo è un cittadino e come tale è alle istituzioni che si rivolge”.
“Faccio mio il suo appello affinché il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin e il presidente della Regione Luca Zaia intervengano con celerità per trovare una soluzione adeguata, nessuna scorciatoia o occhio di riguardo ma il giusto sostegno ad una famiglia in difficoltà che chiede di poter vivere dignitosamente. Il bambino – conclude Faraone – deve poter tornare nella sua scuola, per riprendere il percorso di crescita bruscamente interrotto e per continuare”.
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