Parte di ciò che ha espresso a Cernobbio, la ministra l’aveva per certi versi anticipato a Casal di Principe, dove si era recata per inauguravi l’inizio del nuovo anno scolastico, e dove aveva detto: “Come ministro dell’istruzione mi rifiuto di dare per persa l’Italia e di dare per perse grandi parti del territorio italiano. La cosa che mi ha colpito di più nel viaggio che sto facendo nel sistema italiano è che ci sono delle zone depresse alle quali nessuno pensa più. Ci sono delle eccellenze, come ad esempio l’esperienza di Reggio Children che ho visitato ieri, e poi dei luoghi abbandonati. Non ce lo possiamo permettere dobbiamo pensare che l’Italia non si salva salvando da sole le eccellenze che dobbiamo alzare l’asticella per tutti. Per questo ho deciso di inaugurare l’anno scolastico a Casal di Principe, per dare il segnale che non dobbiamo lasciare nessuno indietro. Non dobbiamo lasciare indietro nessuno”.
E a Cernobbio è stata ancora più chiara: la politica ha fatto male alla scuola
“La politica ha fatto tanto male alla scuola negli ultimi trent’anni. Oggi abbiamo una classe dirigente omologata, invecchiata, che ha studiato negli stessi posti, veste uguale, parla solo italiano. Ci sono poche donne, pochissimi stranieri. Con questa classe dirigente non usciremo dalla crisi”.
“Si è interrotto il dialogo tra politica, economia e cittadini. La politica deve essere anticipazione di quello che verrà”, ha continuato ancora la ministra, senza scodare le nuove tecnologie che uniscono, bene Twitter: “Essere connessi non è seguire il pensiero di altri, ma anticiparlo”.
È necessaria dunque una evoluzione: “Noi come scuola abbiamo mancato in qualche cosa, abbiamo prodotto una classe dirigente più omologata, e con l’omologazione certamente non verremo fuori da questa crisi”. Per questo “penso alla scuola come modo di uscire da questa crisi” attraverso un percorso che comincia dalla formazione: “I tedeschi vanno a fare stage e tirocini d’estate, i nostri ragazzi non hanno idea di cosa significhi lavorare”.
Investimento nella scuola significare creare futura classe dirigente, cittadini capaci di produrre per se stessi e per la società, e di esercitare i propri diritti.
E siamo d’accordo con la ministra e se fossimo stati a Cernobbio avremmo anche noi applaudito, ma le soluzioni quali sono? Come si svecchia, si pulisce, si rinnova questa classe dirigente che ha affossato la scuola? E ci pare che si continui a farlo, visto che manca, non solo una seria “politica” scolastica, ma manca proprio del tutto la politica, se non quella del tirare a campare.
Apprezzabile l’autocritica, mai da nessun altro ministro praticata, ma tolta quella non scorgiamo altro.
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