I vari esponenti di partiti politici e sindacati si stanno letteralmente scontrando, nelle ultime ore, in merito alla questione dell’autonomia differenziata. Proprio ieri, 2 febbraio, il relativo disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei Ministri.
L’opinione pubblica è praticamente spaccata in due: c’è chi parla di “momento storico” per l’Italia e chi invece di una minaccia all’unità del Paese, come ha osservato il leader dei pentastellati Giuseppe Conte.
Tra coloro che si oppongono all’autonomia c’è in prima linea il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, che parla di “Sud condannato al degrado”.
De Luca è catastrofico: “l’unità del paese è a rischio, il Sud è condannato al degrado e i nostri figli saranno costretti a emigrare. I nostri interlocutori non si rendono conto che, se non si recupera il divario Nord-Sud, l’Italia finirà per non contare nulla sulla scena del mondo, già oggi contiamo poco al di là delle esibizioni del presidente del Consiglio e delle sfilate quotidiane sul red carpet”.
”Alla fine conterà la sostanza e la sostanza è questa che abbiamo davanti agli occhi – ha proseguito – Iniziamo a riflettere, perfino al di là delle collocazioni politiche, per difendere l’unità del Paese, la scuola pubblica e la sanità pubblica che è indispensabile per la povera gente”, ha aggiunto, parlando di scuola.
Per il Governatore ”l’autonomia differenziata è una grande truffa e un grande pericolo perché non affronta la sostanza dei problemi che riguardano il divario fra Nord e Sud. Il primo divario è quello della spesa pubblica allargata. Al Nord per ogni cittadino arrivano 17mila euro l’anno, al Sud 13mila euro l’anno, in Campania 12mila euro l’anno pro capite”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Paola De Micheli, candidata alla segreteria nazionale del Pd, oggi a Reggio Calabria: “Sono contro qualsiasi ipotesi di autonomia. Con l’autonomia la vita delle persone non migliora, e sono pronta a mettere spalle al muro il Governo sulle risposte di eguaglianza nella sanità. E non affronterò altri argomenti, come l’autonomia della scuola se non avrò risposte chiare su quella che è la principale delega assegnata alle Regioni”.
“Sto girando l’Italia – ha aggiunto – e sto incontrando persone meravigliose. Persone che non hanno potuto mai votare nulla, esprimere un parere, scrivere delle proposte o potersi esprimere sulla linea politica. Un Partito non può esistere senza contare su una potenza espressa così, che deve poter contare, essere messa in grado di dire la sua”, ha concluso.
Il presidente dell’Emilia Romagna e candidato alla guida del Pd Stefano Bonaccini, intervenendo al XII Congresso regionale Cgil Campania, dal canto suo parla di un’autonomia diversa, che non ha niente da fare con la scuola: “La richiesta di autonomia, nel 2017, l’ho fatta scrivendola insieme alle pari sociali e ai sindacati. La nostra proposta poi è diventata quella del Pd e ha unito i governatori Pd. L’autonomia che avevamo immaginato non parla di risorse e non mette in campo materie divisive come scuola e sanità”.
Anche dalla Sicilia arriva molta delusione e voglia di contrastare il disegno di legge: “Chi tra i siciliani in cabina elettorale ha guardato a destra ora è servito: via il reddito di cittadinanza che tante famiglie ha salvato dalla fame, via il 110% che aveva risollevato le sorti dell’edilizia e il Pil nazionale. E ora dentro il disegno di legge sull’autonomia differenziata, varato dal Consiglio dei ministri con la complicità del ministro Musumeci, che rischia di diventare la pietra tombale sul futuro delle regioni del Sud e della Sicilia che saranno ulteriormente penalizzate in termini di diritti sociali, scuola e servizi”. Lo afferma il capogruppo del M5s all’Ars, Antonio De Luca.
“Per fortuna il cammino parlamentare dell’obbrobrio legislativo partorito da Calderoli è lungo, cercheremo di farlo diventare il più tortuoso possibile, mettendo in atto tutti gli strumenti legali a nostra disposizione. Schifani non sia tiepido e prenda posizione netta contro questa sconcezza, si tolga per un attimo la casacca di partito e dica con chiarezza se è a favore o contro questa legge che può solo danneggiare ulteriormente i siciliani”, ha aggiunto, chiedendo l’intervento del presidente della Regione Sicilia.
“Non escludiamo – conclude De Luca – il ricorso alle piazze, per le quali occorre il coinvolgimento di tutti i parlamentari meridionali, a prescindere della casacca che indossano. I cittadini che li hanno votati pretendono che si difendano i loro interessi, non quelli dei partiti, a maggior ragione se gli interessi sono quelli dei partiti del Nord”.
Appare cauta Daniela Sbrollini, senatrice di Azione-Italia Viva: “L’autonomia differenziata voluta dal Governo Meloni così in fretta, è pura propaganda elettorale in vista delle elezioni regionali di questo mese”.
“Il mio parere sull’autonomia è sempre stato favorevole, non è soltanto un’attribuzione di materie ma, prima di tutto, autonomia significa responsabilità nella gestione delle funzioni e delle risorse umane ed economiche. Ho sempre sostenuto che la forma migliore per quanto riguarda l’autonomia è il federalismo con un protagonismo dei Comuni e non delle Regioni. Non si possono chiedere 23 materie come ha fatto il Veneto sapendo che è impossibile. Ma chiederne alcune come hanno fatto altre regioni! Ad ogni regione bisogna garantire gli stessi livelli di prestazione e di assistenza. Non si possono avere regioni di serie A e regioni di serie B. Per evitare che questo accada, su materie come sanità, infrastrutture e scuola serve una regia unica dello Stato. Ci vuole una conferenza unificata Stato-Regioni per un confronto reale così come sarà sovrano il Parlamento nell’approvazione di un testo. Il mio apporto da senatrice veneta non mancherà se sarà davvero un testo chiaro e serio”, ha concluso.
Anche Raffaella Paita, capogruppo di Azione-Italia Viva al Senato, non si oppone del tutto all’idea: “L’autonomia non è un male di per sé ma è impensabile che su sanità, infrastrutture, scuola non ci sia una regia complessiva dello Stato. Non possono esserci cittadini di serie A e serie B sulla base della provenienza geografica!”.
Insoddisfatta anche la segretaria generale della CISL Scuola, Ivana Barbacci: “Il disegno di legge sull’autonomia differenziata, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, si avvia probabilmente a un percorso parlamentare che potrebbe rivelarsi lungo e complesso: al riguardo, faccio mie le affermazioni del segretario generale Luigi Sbarra, che chiede un coinvolgimento delle forze sociali nella discussione e piena salvaguardia dell’unità e della coesione del Paese, evitando ogni accentuazione di divari e sperequazioni, dando precise e solide garanzie di accesso ai diritti di cittadinanza in ogni angolo del Paese”.
“Per quanto riguarda la scuola, la nostra posizione è sempre stata molto chiara: la salvaguardia dell’unità del Paese si garantisce anche attraverso il pieno rispetto del carattere unitario e nazionale del sistema di istruzione. Al tema dell’autonomia differenziata la CISL Scuola ha dedicato grande attenzione fin da quando, col governo ‘Conte uno’ sostenuto da Lega e 5 Stelle, il progetto sembrava in procinto di decollare, sotto la spinta di tre regioni, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. In quel momento dicemmo in modo forte e chiaro le nostre obiezioni, anche con un convegno che nel febbraio del 2019 affrontò il tema nelle sue implicazioni giuridiche, istituzionali e sindacali. Oggi come allora la nostra sensibilità non è cambiata: come nostra consuetudine, seguiremo con la massima attenzione l’iter del percorso legislativo facendoci carico di rappresentare, ove e quando necessario, le giuste ragioni a sostegno dell’unitarietà nazionale del Sistema d’istruzione”, questa la posizione del sindacato.
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