Procede a ritmi serrati la raccolta delle firme per il referendum che intende stoppare l’autonomia differenziata, la Legge Calderoli 86/24, approvata solo un mese e mezzo fa, che rischia di produrre 20 scuole e realtà sanitarie regionali diverse: un meno di dieci giorni dall’avvio dell’iniziativa “sono state raccolte oltre 600.000 firme”, ha detto Angelo Bonelli portavoce di Europa Verde e parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra.
“Stiamo assistendo – ha spiegato Bonelli – ad una straordinaria mobilitazione di cittadini e cittadine che non si ferma neanche in questo periodo di caldo. Vogliono difendere l’unità del paese, la sanità pubblica e la scuola nel nostro paese. Continuiamo così per preservare l’unità del nostro Paese”.
I presupposti positivi della raccolta firme, comunque, c’erano stati: già nelle prime ore di adesioni alla richiesta del referendum abrogativo erano stati in 100mila ad aderire e a rispondere alla istanze mosse in ambito politico, sindacale, associazionale e altro ancora.
Le modalità di raccolta, del resto, sono svariate: da quella ordinaria, dei banchetti classici posizionati in piazze simbolo delle città, a quella on line. Ma anche più originali. Come a Napoli, dove la raccolta firme si è realizzata pure nelle spiagge.
Allo stabilimento “Mappatella Beach“, ad esempio, sono stati “tantissimi i cittadini in fila, molti in costume, che hanno voluto dare il proprio contributo nella battaglia per fermare la legge a firma Calderoli che vuole spaccare in due l’Italia”, ha detto il deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli.
“Contro l’ennesima porcata del ministro leghista – è andato giù duro Borrelli – dobbiamo fare fronte comune” perché “il divario con il Meridione che si amplierà ancora di più con delle conseguenze nefaste per i cittadini, soprattutto in settori particolarmente delicati come la Sanità, la scuola e la sicurezza”.
L’entusiasmo per il referendum starebbe preoccupando non poco la stessa Lega che tanto ha fatto per arrivare all’approvazione della legge lo scorso 19 giugno: i rischi di stoppare il provvedimento, prima ancora di vederlo adottare, sono tutt’altro che infondati.
Tra i rappresentanti dello stesso Carroccio, quando adesso si parla di autonomia differenziata sono spariti i toni trionfalistici: “Se ci sarà un referendum ben venga, così vedremo i cittadini cosa ne pensano”, ha detto qualche giorno fa il leghista veneto Lorenzo Fontana, presidente della Camera.
Tanto che gli altri due partiti di governo, Fratelli d’Italia e Forza Italia, starebbero inviando messaggio di ‘smarcamento’: tanti elettori che hanno sostenuto l’attuale esecutivo di centro-destra, soprattutto al Meridione, potrebbero infatti sentirsi traditi. E cambiare orientamento politico.
Inoltre, c’è da capire dove si troveranno i miliardi per finanziare i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da garantire, in maniera uniforme, in tutto il Paese, al fine di scongiurare probabili squilibri regionali: la Legge di Bilancio 2025 difficilmente potrà venire incontro a tale esigenza, se non attraverso un modesto “antipasto” finanziario in vista dell’anno-verità ovvero il 2026.
Infine, nel conto vanno messi i vincoli europei di stabilità, che il ministero dell’Economia conosce nei dettagli, soprattutto dopo l’assegnazione all’Italia del pacchetto più corposo di fondi Ue collegati a filo doppio con il Pnrr.
Nel frattempo, si moltiplicano le prese di posizione per opporsi al decreto Calderoli: “è un tradimento per il Sud e rischia di fare aumentare ulteriormente le diseguaglianze nel nostro Paese. Non possiamo permetterlo”, ha detto Pasquale Tridico, capo delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, nel suo intervento a Vibo Valentia nel corso dell’iniziativa su autonomia e premierato promossa dalla Cgil.
“Il Movimento 5 Stelle – ha aggiunto Tridico – è in prima linea per fermare questa legge, che minaccia la coesione del Paese e che è stata già oggetto di un monito nei giorni scorsi da parte della stessa Commissione europea nel suo ‘Country report’. Dobbiamo lavorare per colmare i divari territoriali, sociali e generazionali nel nostro Paese e per migliorare la sanità, la scuola ed i servizi pubblici. L’autonomia differenziata, invece, va esattamente nella direzione opposta”.