Tra le grandi riforme che sono nel programma del Governo Meloni c’è quella dell’autonomia differenziata, che, a leggere bene la bozza Calderoli, coinvolgerebbe molto vicino la scuola e i suoi lavoratori. In buona sostanza un docente, un dirigente scolastico, ma anche tutto il personale Ata, passerebbero alle dipendenze della Regione, quindi da dipendenti dello Stato a dipendenti della singola Regione di appartenenza.
Nell’articolo 3 della bozza sull’autonomia differenziata, in riferimento ai livelli essenziali di prestazione, è scritto con assoluta chiarezza che nelle materie dell’art.117 della Costituzione, lettera n) norme generali dell’istruzione e lettera s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali e nelle materie della tutela e sicurezza del lavoro, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con l’esclusione dell’istruzione e della formazione professionale, e della tutela della salute, il trasferimento delle competenze legislative o delle funzioni amministrative, e delle risorse corrispondenti ha luogo a seguito della definizione dei relativi livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’art.117 della Costituzione secondo comma, lettera m).
Nella bozza del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, c’è anche scritto che il tempo necessario per fissare i livelli essenziali di prestazione, con atto del Presidente del Consiglio, non può superare i 12 mesi dall’entrata in vigore della legge sull’autonomia differenziata. Se passati i 12 mesi non dovesse essere adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sui livelli essenziali di prestazione, allora si procede con atto avente forza di legge.
In buona sostanza la norma portata avanti dal Ministro Calderoli prevede di fatto che i lavoratori della scuola, dipenderanno strettamente dalla Regione e non saranno più, dunque, dipendenti dello Stato.
La questione della regionalizzazione della scuola è una riforma che andrebbe a completare la riforma della Costituzione introdotta dal centrosinistra nel 2001. In buona sostanza è il coronamento di quanto è già previsto nell’art.117 della Costituzione. Con il Governo giallo-verde del 2018, quando premier era Conte e Ministro dell’Istruzione il leghista Bussetti, si era già tentato di applicare l’autonomia differenziata per la scuola, ma la breve durata di quella compagine governativa fece saltare il famoso “Contratto” firmato dal M5S e dalla Lega. Adesso, a distanza di cinque anni, con il Governo Meloni, si ripropone la delicatissima scelta di regionalizzare il sistema scolastico italiano con un’autonomia differenziata tanto voluta dalle Regioni del nord.
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