La Corte Costituzionale ha bocciato ben sette punti nevralgici della legge sull’autonomia differenziata tra cui la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), ovvero quell’insieme di servizi fondamentali da garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale ed in cui rientrano quelli relativi all’istruzione scolastica. Legge Calderoli che “prevedeva che questi livelli venissero definiti dal governo attraverso una delega legislativa, ma secondo la Corte questa delega è stata conferita “senza idonei criteri direttivi”, finendo così per svuotare “il ruolo costituzionale del parlamento”.
Sentenza, dunque, che deve essere da monito alle forze politiche per un’attenta analisi del testo legislativo attraverso un confronto costruttivo e propositivo diretto a ponderare anche la possibilità che si faccia umilmente un passo indietro”. Sebbene, infatti, l’illegittimità dichiarata dalla Consulta non sia estesa all’intero corpo legislativo in realtà esso viene colpito nella sostanza investendo le parti respinte al mittente disposizioni fondanti della legge.
Non solo: i giudici hanno anche bocciato il meccanismo che permetteva di aggiornare i Lep attraverso un semplice decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Di fronte a tali importanti determinazioni, pertanto, è necessario
valutare nell’interesse supremo dell’unità del paese ogni azione adeguata alle esigenze territoriali ivi compresa quella di porre la parola fine ad una riforma nata male e che sta marciando ancora peggio.
Fernando Nucifero
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