Come annunciato qualche giorno fa, la Flc Cgil è pronta a mobilitarsi per fermare la regionalizzazione dell’istruzione.
Il segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli dichiara: “Lanciamo un allarme a tutti i cittadini e le cittadine di questo Paese: regionalizzare l’amministrazione, gli organici, lo stipendio del personale della scuola, significa attaccare il ruolo unificante dei contratti nazionali di lavoro, ma, soprattutto, significa frammentare il diritto all’istruzione che deve essere garantito a tutte e tutti a prescindere dal luogo in cui sono nati. L’autonomia produrrà marcate differenze regionali sulla base delle diverse possibilità di spesa dei territori, differenze relative alla professionalità dei docenti, al loro contratto di lavoro, al loro salario, alla mobilità e al reclutamento ma, ancora più grave, differenze nell’offerta formativa per studentesse e studenti”.
“Siamo di fronte – prosegue il dirigente sindacale – a una colossale mistificazione dei reali problemi della scuola. Il governo sposta il dibattito sul dove migliorare la scuola perché in realtà non intende investire da nessuna parte! La realtà è che bisogna colmare le differenze che ci sono non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centri e periferie e investire in tutto il Paese su tempo scuola, dotazione e stabilità di docenti e personale ATA, insomma qualificare un’offerta formativa completa per tutti per unire l’Italia e renderla competitiva”.
“La FLC CGIL, aggiunge Sinopoli, ribadisce il proprio NO a qualsiasi ipotesi di regionalizzazione della scuola e dell’istruzione e assieme a sindacati della scuola, giuristi e costituzionalisti, propone una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per la Modifica dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione. Sono 50.000 le firme necessarie a portare la legge in Parlamento perché venga discussa”.
“Siamo pronti alla mobilitazione -conclude il segretario generale della FLC- e utilizzeremo ogni strumento, dalle manifestazioni di piazza allo sciopero, per rimettere l’uguaglianza al centro dei processi sociali, abbandonando la strada dell’autonomia differenziata che è uno strumento di frammentazione dei diritti e dell’esercizio della cittadinanza”.
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