Quello della autonomia differenziata sarà un punto del programma di Governo di non facile realizzazione anche se, per la verità, la presidente Giorgia Meloni ha dichiarato fin da subito il suo personale impegno.
Parlando alle Camere Meloni è stata molto netta: “Parallelamente alla riforma presidenziale, intendiamo dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale”.
Sulla questione è intervenuto subito l’Esecutivo Nazionale dei “Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, per l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica” che ha diramato un comunicato con cui prende netta posizione contro il progetto presentato dalla Presidente del Consiglio: “Se sul presidenzialismo queste affermazioni non possono sorprendere nessuno, in merito all’Autonomia Differenziata esse spazzano via in un sol colpo tutte le possibili illusioni sul fatto che un governo guidato da un partito con tradizione nazionalista potesse in qualche modo frenare o addirittura accantonare il processo di divisione del Paese, avviato e portato avanti da tutti i governi delle ultime due legislature. Il patto tra Lega e Fratelli d’Italia elimina qualsiasi remora identitaria: autonomia differenziata per presidenzialismo”.
Proseguono ancora i Comitati: “Diversi tentativi di riduzione della democrazia parlamentare (sistemi elettorali maggioritari, taglio dei parlamentari, abolizione del bi-cameralismo…) e di regionalizzazione (federalismo fiscale, devolution, potestà concorrente stato-regioni su ben 20 materie con la riforma del Titolo V…) sono stati proposti nel corso degli ultimi 30 anni. Per noi che ci siamo costituiti nel 2019 – quando il successo elettorale alle Europee della Lega, all’epoca al governo con il M5S, poneva con urgenza la necessità dell’unità e della mobilitazione per fermare l’Autonomia Differenziata – le parole della Meloni, la nomina di Calderoli come Ministro degli Affari Regionali, le prime dichiarazioni dei presidenti delle Regioni che chiedono l’Autonomia differenziata, rappresentano un salto di qualità, un attacco alla democrazia e all’unità della Repubblica mai visto, che chiama alla reazione immediata e all’unità tutte le forze legate ai valori della democrazia, dei diritti sanciti nella nostra Costituzione del 1948”.
Per concludere con un appello allo stesso Partito democratico: “Chiediamo al maggior partito di opposizione di uscire dalle proprie ambiguità e di troncare la complicità in un progetto eversivo, cui ha già contribuito abbastanza; a tutte le forze di opposizione, di rispondere in maniera unitaria per far fronte a questa emergenza democratica”.
Nei prossimi giorni sono in programma ulteriori iniziative (l’Esecutivo si è riunito nuovamente il 2 novembre per mettere a punto un calendario di interventi).
Intanto il Comitato che sta lavorando per la presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare, di cui però non fanno parte i Comitati contro ogni Autonomia differenziata che considerano parziale e riduttiva la proposta di legge, si sta organizzando per lanciare ufficialmente la raccolta delle firme.
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