Politica scolastica

Autonomia differenziata “tritacarne” che privatizza la scuola. Istituti tecnici a 4 anni senza sì del Collegio docenti. L’ira di Fracassi (Flc-Cgil): fermatevi!

Nelle scuole e sulla scuola si stanno facendo operazioni incredibili: a denunciarlo, a colloquio con La Tecnica della Scuola, è Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil, in occasione di un convegno organizzato a Roma dal sindacato Confederale sui 50 anni degli organi collegiali.

“Pur di avviare gli istituti tecnici e professionali ridotti a quattro anni – ha detto Fracassi – , purtroppo nei giorni scorsi sono stati bypassati proprio gli organi collegiali, mettendo in crisi libertà di insegnamento e partecipazione democratica previste dalla Costituzione, con forzature inaccettabili. Eppure non è cambiata la missione che i costituenti si sono dati nell’articolo 33 della Costituzione: libertà di insegnamento e partecipazione democratica”.

Molte delle adesioni alla filiera tecnico-professionale (circa 170 ndr) sono avvenute senza le delibere degli organi collegiali o in molti casi addirittura contravvenendo alla delibera del collegio dei docenti”, denuncia Fracassi aggiungendo che “è inaccettabile, soprattutto da parte del ministero dell’Istruzione e del Merito”.

La Cgil si è detta che “radicalmente contraria all’autonomia differenziata: ieri abbiamo assistito a scene incredibili al Senato – ha sottolineato Fracassi riferendosi al sì dell’Aula di Palazzo Madama al ddl Calderoli – . Abbiamo fatto quindi un appello ai senatori affinchè la scuola non sia collocata in questo ‘tritacarne’, finalizzato a smantellare la scuola pubblica e ad avviare un chiaro processo di privatizzazione”.

“Oggi, a valle di questo nefasto voto”, avverte la sindacalista Confederale, “si troveranno contro la Cgil: noi non ci fermeremo. Non possiamo immaginare un Paese a geometrie variabili, soprattutto un Paese dove il sistema di istruzione non è esigibile ovunque e nelle stesse condizioni”. 

“Lo dico – conclude la segretaria della Flc-Cgil – perché ci sarà il passaggio alla Camera: useremo tutti gli strumenti democratici, anche lo sciopero ma non solo, perché dobbiamo cancellare questa norma”.

Alessandro Giuliani

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