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Autonomia differenziata: via libera del Consiglio dei Ministri, ma il percorso è ancora lungo

Come avevamo già annunciato, nel corso della seduta del Consiglio dei Ministri del 2 febbraio il Governo ha approvato il  disegno di legge che reca disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario (quelle a statuto speciale insieme con le province autonome di Trento  e Bolzano godono già di ampi poteri su molte materie).

Per la verità la procedura che dovrebbe portare alla attribuzione di ulteriori poteri alle Regioni che ne faranno richiesta non è particolarmente semplice.
Intanto la regione interessata dovrà trasmettere una proposta di intesa al Governo per l’apertura di un negoziato; lo schema d’intesa preliminare tra Stato e regione, corredato di una relazione tecnica, dovrà poi essere approvato dal Consiglio dei ministri e trasmesso alla Conferenza unificata per un parere da rendere entro trenta giorni.
Solo a quel punto il provvedimento sarà trasmesso alle Camere per un primo esame preliminare; successivamente il Governo predispone il testo definitivo dell’intesa e lo invia alla Regione che lo approva. Alla fine di questa fase piuttosto complessa (e probabilmente anche piuttosto lunga) il Consiglio dei Ministri adotta il disegno di legge da inviare alle Camere per l’approvazione definitiva.

Nelle intese sarà specificata anche la durata delle stesse, che comunque non potrà superare i dieci anni. L’intesa può essere modificata su iniziativa dello Stato o della regione e può prevedere i casi e le modalità con cui lo Stato o la regione possono chiederne la cessazione, da deliberare con legge a maggioranza assoluta delle Camere. Alla scadenza del termine, l’intesa si intende rinnovata per un uguale periodo, salvo diversa volontà dello Stato o della regione, manifestata almeno un anno prima della scadenza.

Le materie e gli ambiti in cui si potranno siglare intese tra Stato e regioni sono espressamente previste dall’articolo 117 della Costituzione e riguardano tra l’altro la tutela e la sicurezza del lavoro, l’istruzione, la ricerca scientifica e tecnologica, l’ordinamento sportivo, il governo del territorio, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia, la previdenza complementare e integrativa, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e l’organizzazione di attività culturali, la tutela della salute.

Il disegno di legge approvato dal Governo stabilisce – lo si legge nel comunicato stampa diramata al termine della seduta del CdM – che l’attribuzione di nuove funzioni relative ai “diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) da parte della Cabina di regia istituita dalla legge di bilancio 2023.

Ovviamente per ora si tratta solo di un disegno di legge che dovrà essere approvato dal Parlamento e che – nel passaggio alle Camere – potrebbe essere ancora modificato in modo più o meno significativo.

Reginaldo Palermo

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