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Autonomia differenziata, il ddl Calderoli è legge: cosa cambierà per la scuola? Stipendi differenziati?

Approvato nella notte tra il 18 e il 19 giugno il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata alla Camera, dopo l’approvazione al Senato. L’okay è arrivato dall’Aula con 172 sì, 99 voti contrari e 1 astenuto. A esultare Lega e Fratelli d’Italia, scontento da parte dell’opposizione. Lo riportano i principali media come La Repubblica.

Autonomia differenziata diventa legge, le reazioni a caldo

“Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco i tre cardini del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato alla Camera. Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della Nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Avanti così, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini”, commenta su X la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Esulta Matteo Salvini: “Una giornata storica: l’autonomia economica è legge. Per un’Italia più efficiente e più moderna, con meno sprechi e più servizi a tutti i cittadini, da Nord a Sud: dopo tanti anni di battaglie e di impegno, nonostante le bugie e gli attacchi della sinistra, grazie alla Lega e al governo l’Autonomia richiesta da milioni di Italiani è stata approvata questa mattina anche alla Camera ed è finalmente legge. Una vittoria di tutti gli italiani: grazie a tutti”, commenta il segretario leghista.

“Un provvedimento che divide e crea diseguaglianze che viene approvato di notte nella vergogna. Con questo voto sancite che esistono cittadine e cittadini di serie e a e serie b”. Lo ha detto la segreteria del Pd, Elly Schlein.

“Questo capitolo porterà una frammentazione del sistema educativo che spaccherà le scuole italiane in scuole di serie A e di serie B, creando e aumentando diseguaglianze e andando a dare il colpo di grazia sopratutto a quelle realtà in cui la scuola pubblica è già in condizioni complicate. Per lungo tempo ho pensato che questa maggioranza fosse ‘solo’ miope nei confronti dei giovani. Adesso vedo invece una scelta folle, pericolosa, menefreghista nei confronti dei giovani, e in generale una presa di posizione chiara verso una direzione distruttiva in tutti i settori della nostra vita quotidiana, dalla sanità all’istruzione, e quindi in ogni fase della nostra esistenza”, questo quanto affermato in una nota il senatore M5S e Segretario di Presidenza del Senato Pietro Lorefice.

Autonomia differenziata, cosa succede ora

Come riporta SkyTg24, Il ddl in 11 articoli definisce le procedure legislative e amministrative per l’applicazione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. 

Nel testo è specificato che le richieste di autonomia devono partire su iniziativa delle stesse Regioni, sentiti gli enti locali. Le materie su cui si può chiedere l’autonomia sono 23. Tra queste ci sono Tutela della salute, Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio estero. Quattordici sono poi le materie definite dai Lep, Livelli essenziali di prestazione.

Il governo entro 24 mesi dall’entrata in vigore del ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Stato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Oppure potranno terminare prima, con un preavviso di almeno 12 mesi.

Autonomia differenziata, cosa cambierà per la scuola?

La Cgil si è detta “radicalmente contraria all’autonomia differenziata: ieri abbiamo assistito a scene incredibili al Senato – ha sottolineato Fracassi qualche mese fa – . Abbiamo fatto quindi un appello ai senatori affinchè la scuola non sia collocata in questo ‘tritacarne’, finalizzato a smantellare la scuola pubblica e ad avviare un chiaro processo di privatizzazione”.

Se passa l’autonomia differenziata il passo successivo saranno i contratti integrativi regionali nell’ambito scolastico e sanitario, così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, qualche mese fa.

“Altro che Autonomia differenziata, dobbiamo ridurre i divari”, ha detto tempo fa la segretaria dem Elly Schlein in linea con diversi governatori preoccupati del ddl. C’è anche chi si preoccupa di una eventuale introduzione di gabbie salariali per docenti.

Flc Cgil: “Brutta giornata”

“Oggi è una brutta giornata per la scuola italiana e per le istituzioni pubbliche della conoscenza. Con l’autonomia differenziata si realizza un disegno secessionistico che fa carta straccia della coesione sociale e territoriale che sono alla base della nostra Repubblica”. Così Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL.

“Lo Stato fino ad oggi aveva competenza esclusiva sul sistema scolastico, da domani le norme generali sull’istruzione potranno essere devolute completamente alle Regioni sulla base di intese. Una autonomia a la carte, dove ciascuno sceglie cosa prendere”

“Tutto ciò – aggiunge- avverrà senza risorse, penalizzando non solo le regioni del Sud ma anche le aree interne e la periferia.  Il nostro diventerà un Paese a 20 velocità sull’istruzione, con l’aumento delle disuguaglianze territoriali anche all’interno della stessa Regione.”

“Il DDL – spiega la dirigente sindacale – prevede funzioni, tra le norme generali, che non hanno costo e che possono essere trasferite alle Regioni a prescindere dai Lep: la ridefinizione dei curricoli nei diversi ordini di scuola; la revisione dei criteri di formazione delle classi; la revisione di criteri e parametri per la determinazione complessiva degli organici; fino agli orari e alla strutturazione dell’anno scolastico, alla formazione e al reclutamento degli insegnanti, all’autonomia scolastica e agli organi collegiali”.

“Una balcanizzazione dei diritti inaccettabile – tuona Fracassi– e un danno irreparabile soprattutto per gli studenti e le studentesse, perché spogliare lo Stato centrale di queste competenze fondamentali è in contrasto con gli articoli 33 e 34 della Costituzione sul versante dell’universalità dei diritti e del rispetto delle libertà, inclusa la libertà di insegnamento”.

“E ci sono Regioni che intendono arrivare alla stipulazione di contratti collettivi regionali, con una riedizione quindi delle gabbie salariali e un arretramento sul versante dei diritti dei lavoratori, con l’obiettivo di una progressiva privatizzazione del sistema pubblico di istruzione, analogamente a quanto sta accadendo sul sistema sanitario. Tutto ciò vale anche per la ricerca scientifica e quindi per Università e Ricerca dove la competenza delle Regioni da concorrente diventa esclusiva con effetti imponderabili sulle Università pubbliche e sugli Enti di Ricerca”.  

Per questi motivi, “la FLC non si fermerà. Crediamo che in ballo ci siano valori e diritti che non si possono svendere e useremo dunque tutti gli strumenti democratici per cancellare questo obbrobrio”, conclude Fracassi.

“Abbiamo il massimo rispetto per le istituzioni della Repubblica, a partire dal Parlamento. Ciò non toglie che esprimiamo tutto il nostro dissenso sull’approvazione della legge relativa all’autonomia differenziata, per quel che riguarda la scuola”.

“La scuola italiana già soffre di grandi differenze tra una parte e l’altra del Paese, che la politica dovrebbe piuttosto colmare e non aumentare. Abbiamo anche grandi preoccupazioni per l’unità culturale dell’Italia e la scuola deve rappresentare un elemento di unificazione e non di divario. Come cittadini faremo di tutto perché questa legge sia abrogata o modificata”, così in una nota il Coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti Rino Di Meglio.

Redazione

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